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Venezuela al voto. Scontri e morti in piazza

Tensione alta in Venezuela, al voto per le elezioni di un'Assemblea costituente volute dal presidente Nicolas Maduro e boicottate dall'opposizione

Venezuela al voto. Scontri e morti in piazza

Tensione alta in Venezuela, al voto per le elezioni di un'Assemblea costituente volute dal presidente Nicolas Maduro e boicottate dall'opposizione, che le considera un tentativo di colpo di Stato. Nonostante il governo abbia imposto per questa giornata il divieto di manifestare, i dimostranti hanno bloccato diverse strade e scontri con le forze di sicurezza sono scoppiati in varie città del Paese: sia a Caracas, sia negli Stati occidentali di Lara, Merida e Tachira, nonché in quelli centro-settentrionali di Carabobo e Aragua. Tre i morti nelle proteste nelle ore prima del via alle operazioni di voto, cominciate alle 6 di mattina locali con la prima scheda imbucata in assoluto, cioè quella del presidente Maduro, seguito poco dopo dalla first lady Cilia Flores. "Ho voluto essere il primo a votare per la pace, la sovranità e l'indipendenza del Venezuela. Oggi è un giorno storico", ha detto il successore di Hugo Chavez. Alle tre vittime nei cortei (una di loro è il segretario della sezione giovanile del partito Accion Democratica, Ricardo Campos) si aggiunge uno dei candidati all'Assemblea nazionale costituente, il 39enne Jose Felix Pineda Marcano, ucciso in casa sua a Ciudad Bolivar in un apparente tentativo di rapina. E nel corso di una protesta contro le elezioni della Costituente a Caracas alcune moto della polizia sono esplose, provocando il ferimento di diversi agenti. Queste vittime fanno salire a oltre 110 i morti nell'ondata di proteste contro il governo di Maduro cominciata lo scorso 1° aprile: da allora sono centinaia i feriti e circa 5mila i fermati.

La conta dei morti

Nel giorno del voto, una coppia di cecchini delle forze speciali venezuelane (Conas e Fanb) sono appostati sul tetto di una scuola di Las Vegas de Tariba nello Stato di Taricha. È quanto mostra un video pubblicato dal quotidiano El Nacional ( http://www.el-nacional.com/noticias/protestas/francotiradores-d el-conas-fanb-atacan-manifestantes-tariba_196117 ) in cui si vedono i due cecchini bardati nella divisa delle forze speciali prendere la mira contro al folla sottostante. Nelle immagini non sparano alcun colpo ma si posizionano ventre a terra mentre puntano verso esponenti dell'opposizione. Secondo Javier Tarazona, presidente dell'associazione locale degli insegnanti le truppe di Maduro, riferisce sempre El Nacional, hanno aperto il fuoco sui manifestanti contrari alla Costituente. Si allunga la lista delle vittime. Rispetto alle altre 5 vittime odierne, tutte dell'opposizione, l'ultima è un soldato, un membro della Guardia Nazionale Bolivariana, colpito da un proiettile alla testa nel corso di una manifestazione contro il voto a La Grita nello Stato di Tachira. Lo riferisce la procura generale. La vittima sarebbe il sergente Ronald Ramirez, riferisce il quotidiano El Nacional. Due adolescenti, di età compresa tra i 13 e i 17 anni, sono stati uccisi dopo essere rimasti feriti da colpi d'arma da fuoco nelle proteste nello Stato venezuelano di Tachira. Sale così a otto il bilancio dei morti nel giorno di manifestazioni contro le elezioni dell'Assemblea nazionale costituente, che si tengono oggi. Lo ha riferito il pubblico ministero su Twitter, specificando che il 17enne è morto nella città di Tucape, mentre il 13enne ha perso la vita a Capacho Viejo.

Il futuro politico

L'Assemblea costituente, che sarà composta da 545 membri, è chiamata a redigere una nuova Costituzione (l'ultima volta la Carta è stata riscritta nel 1999, sotto Chavez) e a modificare l'ordinamento giuridico. La sua creazione è stata annunciata da Maduro nel tentativo di arginare l'ondata di proteste che era già in corso; ma la decisione del presidente è stata etichettata dai critici come una nuova mossa per accrescere ulteriormente il suo potere. L'opposizione teme che l'Assemblea costituente permetterà a Maduro di sciogliere il Parlamento, ora in mano all'opposizione, rimandare le elezioni (attualmente in programma per il 2018) e riscrivere le regole elettorali per evitare che i socialisti vengano estromessi dal potere. Per questo l'opposizione ha scelto di boicottare il voto e di portare avanti le proteste nella giornata elettorale nonostante il divieto: in particolare ha invitato a bloccare il traffico nelle principali strade dei 23 Stati del Venezuela, convocando una protesta massiccia sull'autostrada Francisco Fajardo, la principale via della capitale. Qui i manifestanti si recheranno con camicie bianche e indumenti con i colori della bandiera tricolore nazionale: in diversi punti dell'autostrada si trovano già diversi veicoli della Guardia nazionale bolivariana (Gnb), cioè il corpo di sicurezza che è stato incaricato di reprimere la maggior parte delle proteste degli ultimi quattro mesi. A scatenare la massiccia contestazione contro il governo di Maduro, mentre il Paese produttore di petrolio affronta anche i problemi economici legati al calo dei prezzi del greggio, è stata una sentenza della Corte suprema dello scorso 29 marzo, quando il tribunale annunciò che avrebbe assunto i poteri dell'Assemblea nazionale, controllata appunto dall'opposizione. Tre giorni dopo tornò sui suoi passi, ma quella decisione aveva ormai fatto da scintilla.

Da aprile i manifestanti chiedono la destituzione della Corte suprema, la convocazione di elezioni anticipate per il 2017, la scarcerazione di centinaia di attivisti dell'opposizione e misure per alleviare la crisi economica.

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