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La vita media di un caccia del Pentagono è di 27 anni

Nel 2016 la prontezza operativa degli F-22 è stata del 60%. Il Pentagono destina le risorse nel mantenere in servizio le flotte schierate a discapito delle manutenzioni a lungo termine

La vita media di un caccia del Pentagono è di 27 anni

22 marzo scorso, in una dimostrazione di forza contro il dittatore nordcoreano Kim Jong, il Pentagono ordina il decollo di una coppia di bombardieri B-1B Lancer per un pattugliamento in Corea del Sud. Dalla Andersen Air Force Base sull’isola di Guam, decollerà soltanto un bombardiere: il secondo resterà negli hangar per problemi di manutenzione. L’episodio è stato confermato dal Comando del Pacifico.

Il problema della prontezza operativa della flotta aerea più potente del mondo, è ormai un dato di fatto. Analizzando i dati ufficiali si scopre che tre aerei su dieci sono sempre fuori servizio per manutenzioni, ispezioni regolari o in attesa di aggiornamenti.

Le statistiche ufficiali del Mission-capable rates, metro di giudizio utilizzato dall’Air Force per quantificare la reale capacità operativa dei velivoli in inventario, confermano la costante erosione della flotta.

Nell'anno fiscale 2014, i velivoli dell'Aeronautica Militare Usa realmente in grado volare erano pari al 74% della flotta. Percentuale scesa nel 2015 al 73% e di un ulteriore punto nell’anno appena concluso.

L’età media di un aeromobile si attestava sui 24 anni nell’anno fiscale 2010. Nel 2016 l’età media ha raggiunto i 27 anni. L’invecchiamento delle cellule si si riflette inevitabilmente sui tassi di prontezza operativa. La pronta disponibilità delle piattaforme in patria, si riflette sull’addestramento dei piloti.

Nel 2016 l’Air Force era composta da 5.447 velivoli, 17 in più del 2015. Nel 2014 la flotta era formata da 5476 velivoli, mentre durante Desert Storm, il ramo aereo del Pentagono poteva contare su una flotta di 8600 velivoli in inventario. Nonostante alcune acquisizioni (non sempre possibili), la disponibilità dei velivoli continua a scendere.

L’F-22 Raptor ad esempio. Costruito in soli 186 esemplari, soltanto 123 sono convertiti al combattimento. Il resto dei caccia sono classificati come macchine di inventario, destinati ad attività di test o fuori servizio.

Nel 2015, il 67 per cento della flotta F-22 era in grado di volare. Nel 2016 la prontezza operativa è scesa al 60%. La prontezza operativa della flotta strategica B-2, venti esemplari, nel 2016 era pari al 51%. I tassi aumentano per la flotta Lancer B-1 pari al 52% della flotta.

Ancora oggi, la spina dorsale dell’Air Force si basa sul bombardiere strategico a lungo raggio Boeing B-52, che effettuò il suo primo volo nel 1952. Dei 744 B-52 costruiti, ne restano in servizio soltanto settantasei, tutti aggiornati alla configurazione H. L’età media di B-52 Stratofortress è di 54 anni.

La flessione della percentuale in termini di prontezza operativa si rileva nell’intero inventario dell’Air Force.

Dopo 25 anni di implementazioni non-stop nel globo, il Pentagono è stato costretto a destinare le risorse nel mantenere in servizio le flotte schierate a discapito delle manutenzioni per la prontezza a lungo termine. L’esperienza media del personale specializzato, dopo i tagli ed i pensionamenti, è di tre anni rispetto ai sette di dieci anni fa, mentre la carenza di parti di ricambio costringe l'Air Force a cannibalizzare gli aerei dismessi con un tasso mai registrato prima, compresi quelli consegnati ai musei.

L’Air Force contava di avere in linea, entro il 2038, qualcosa come 1763 F-35. Appare evidente che questo tasso di produzione non può essere economicamente sostenibile anche con l’avvento di Trump alla Casa Bianca. Dovrebbe essere del tutto naufragata, infine, la proposta di dismettere entro il 2020 l’intera flotta F-15, aggiornando le capacità dei Falcon, per destinare risorse all’F-35.

Le attuali piattaforme F-15 e F-16 resteranno in servizio almeno fino al 2035.

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