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Zone cuscinetto nel nord della Siria. Il piano elaborato da Turchia e Usa

L'obiettivo è quello di creare un'area libera dall'Isis, anche per i profughi. Difficilmente il ricorso a forze ribelli "moderate" piacerà a Damasco

Bashar al-Assad parla a Damasco
Bashar al-Assad parla a Damasco

I termini generali dell'accordo sono già stati delineati e prevedono una cooperazione tra l'aviazione americana, le forze turche e una serie di gruppi ribelli considerati più moderati rispetto ad altre sigle impegnate nella guerra civile siriana.

Un'alleanza di fatto che, sulla carta, dovrebbe consentire la creazione di zone cuscinetto nel nord della Siria, in una fascia di territorio che - scrive il New York Times - potrebbe estendersi fino a un centinaio di chilometri all'interno del Paese, con l'obiettivo di creare una zona "liberata" dall'Isis e dove potenzialmente collocare parte dei profughi in fuga dalla guerra.

A parlare del piano sono diversi funzionari dell'amministrazione statunitense. E non mancano i dubbi, soprattutto se si considera che da tempo l'obiettivo della Turchia è dichiarato: arrivare alla deposizione del regime siriano di Bashar al-Assad. Una missione che è la stessa delle molte forze ribelli in campo, le cui idee (politiche, religiose, ...) non potrebbero essere più differenti.

Una delle domande fondamentali a cui rispondere, scrive il New York Times, è quella su quali siano le sigle ribelli di cui ci si possa fidare. Non di certo le forze islamiste come al-Nusra. E il numero dei "moderati" è quantomai esiguo, per non parlare del fatto che molti sono impegnate in coalizioni dall'assetto variabile anche con forze difficilmente definibili democratiche o laiche.

La mossa di Turchia e Stati Uniti sembra anche un modo per contenere i successi delle forze curde. I miliziani, tanto in Siria quanto in Iraq, hanno ripreso molte posizioni all'Isis. Un fatto non necessariamente ben visto ad Ankara, dove le simpatie che attira la causa curda in questo pericolo preoccupano e dove sono stati decisi in questi giorni attacchi aerei contro il Pkk, in risposta ad attentati e alla rottura di fatto del fragile cessate il fuoco.

Se in Turchia si vede il piano come una vittoria, poco dissimile da quella no-fly zone che chiedono da tempo, a Washington si sottolinea - con qualche giravolta logica - che non si intende nuocere al regime di Assad.

Resta da capire in che modo un'area di fatto in mano ai ribelli potrebbe essere accettata a Damasco senza che ne derivi una risposta militare.

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