Roma

Montesano spegne la tv: «Va presa a piccole dosi»

Aspettando di vederlo, a marzo al cinema, accanto a Nicolas Vaporidis e Sergio Rubini nella commedia sentimentale Tutto l’amore del mondo di Riccardo Grandi, Enrico Montesano torna a calcare le scene con un nuovo spettacolo, diverso dal consueto «one man show» che nelle ultime stagioni gli ha consentito di interagire col pubblico per raccontare la società di oggi, filtrandola attraverso la colorata lente dell'ironia mordace. «Un sogno di famiglia», che debutta stasera al Teatro Sistina con Sandra Collodel, Maurizio Aiello, Biancamaria Lelli, Prospero Richelmy, Francesca Ceci, Goffredo Maria Bruno, Simone Finotti, Martina Vaschetta e Gianluca Grecchi Montesano, è una commedia agrodolce con musiche che fa riflettere sui valori del nostro tempo e sull’onestà dei sentimenti autentici, messi in crisi dal bisogno di apparire a tutti i costi e dall’ostentazione di un privato che tale dovrebbe rimanere.
«Il titolo della commedia si presta a una doppia lettura - dice Enrico Montesano, regista e coautore dello spettacolo in cui interpreta il ruolo di un giornalaio -. Il nucleo protagonista è una famiglia normale che vuole realizzare un sogno: vincere una grande villa col giardino. Un pensiero proibito per una qualunque famiglia media, figuriamoci per loro, i Torelli, che si mettono in testa di partecipare a un gioco a sfondo reality, pensando di sfruttare a proprio vantaggio la televisione con i suoi meccanismi cinici e distruttivi».
Infatti, se all’inizio i componenti del clan si mettono d’accordo e fingono di stare al gioco, recitando la parte imposta dal copione per vincere a tutti i costi la villa da favola, i meccanismi perversi del reality show rischieranno di far saltare l’equilibrio familiare. «In un momento in cui gli italiani sembrano ammalati di “telefagia”, e usano gli occhi come bocche per divorare qualunque tipo di immagine senza selezionarle - incalza Montesano che ha mutuato il termine dal libro L’ingratitutine del filosofo francese Alain Finkielkraut - questa bulimia del vedere, questo bombardamento di sequenze rischia di sparigliare i delicati meccanismi che tengono in piedi l’apparato-famiglia. Che, non dimentichiamolo, è il primo nucleo della società, anzi, il più grande centro d’accoglienza e asilo e mensa, in grado di accogliere anziani e malati. La famiglia italiana oggi andrebbe premiata».
Dopo l’era dell’aristocrazia e della democrazia, per Enrico Montesano l’Italia sarebbe sprofondata nell’era catatonica della telecrazia. «Oggi è il piccolo schermo a comandare. La tivù ci manovra in nome dell’auditel, ma questo potere va arginato. Come? Con la lettura. Ho allevato i miei figli a un uso moderato della tv e per fortuna sono grandi, ma mi rendo conto che contrastare la telecrazia oggi è davvero complicato. L’unico modo per uscirne è suggerire alle persone di smettere di dire sempre sì, specie quando lo fanno controvoglia, perché il senso della vita in fondo sta nell’imparare a dire no.

E a spegnere la tv, almeno all’ora di cena quando si sta tutti insieme a tavola».

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