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Monti sfila 30 miliardi a sindaci ed enti locali: è la fine del federalismo

Per decreto entro tre mesi verranno trasferiti alla tesoreria dello Stato i soldi che gli enti locali incassano dalle tasse. A rischio banche e imprese

Monti sfila 30 miliardi a sindaci ed enti locali: è la fine del federalismo

La manovra più centralista dopo il week end, direbbe un Fiorello leghista. I bocconiani del Carroccio al Senato hanno scoperto (aiutati anche dal quotidiano Milano Finanza) un trucchetto di Monti&Co per sfilare almeno 30 miliardi di euro al «territorio» (formula cara alla Lega per dire Comuni, Province e Regioni) e spedirli, entro poche settimane, a Roma, precisamente sui conti della Banca d’Italia.

Come? É tutto scritto in un codicillo inserito nel decreto sulle liberalizzazioni, anche se non ha niente a che vedere con le liberalizzazioni. In pratica, grazie a questo trucchetto, gli enti locali saranno costretti a trasferire la liquidità derivante dall’incasso dei propri tributi (tasse locali, fatture etc) sul conto di tesoreria dello Stato presso Bankitalia.

Una somma enorme, valutata al minimo in 30 miliardi di euro, ma è una stima, si potrebbe arrivare anche a 40. Tra l’altro in tempi brevissimi, perchè il decreto prevede l’«incasso» di quei soldi per metà entro fine febbraio, il resto entro aprile. «Un furto con destrezza» lo chiama Massimo Garavaglia, insieme ad altri due senatori leghisti, Paolo Franco e Piergiorgio Stiffoni. Quei 35 miliardi circa degli enti locali finora erano tenuti presso sportelli bancari (Mps, Bnl ma soprattutto Unicredit) dentro Comuni, Province e Regioni, come servizio di tesoreria ottenuto dopo gara d’appalto. Vedendo sparire la liquidità, per le banche si polverizzerà l’effetto benefico dei 50 miliardi finanziati dalla Bce, con conseguenze immaginabili sul credito e sulle imprese. Ma si complica la vita soprattutto degli enti locali. Un Comune, per esempio, dovrà fare una trafila burocratica per avere indietro dallo Stato i suoi stessi soldi, allungando quindi i tempi di pagamento (già biblici) della pubblica amministrazione.

Finora i Comuni erano bloccati dal patto di stabilità, che impedisce anche alle amministrazioni parsimoniose di poter spendere la liquidità messa da parte. Ma si ovviava anticipando, tramite le tesoriere e i famosi 35 miliardi lì giacenti, i pagamenti, «un piccolo volano che per le imprese del Nord era vitale» spiega il senatore Garavaglia, leghista bocconiano: «Alla faccia della semplificazione, questa è una manovra disperata».

Ma se banche e enti locali è una mazzata, per il governo di Monti questa mossa è un affare, anche se solo virtuale. «Il trucco contabile consente il trasferimento di 30-40 miliardi di liquidità alla banca d'italia, così da evitare di emettere bot per la stessa cifra, considerato che entro marzo dobbiamo piazzare titoli per 150 miliardi di euro». Incassandone 40, è come se si fossero venduto un terzo dei bot, ma appunto solo per finta. I soldi andranno sul conto della tesoreria centrale, con un effetto pari alla vendita di un terzo dei Bot da piazzare. Un trucco, appunto, ma anche, per la Lega, «un evidente furto al territorio». Che poi si somma a quello dell’Imu, la nuova Ici che, a differenza di quella varata dal governo Pdl-Lega, non solo aumenterà del 300 per cento (in seguito alla revisione degli estimi catastali) ma per le seconde, terze case e per le attività commerciali andrà per metà non al Comune ma ancora allo Stato. Per metà, si badi, non della reale Imu applicata dal proprio Comune, che può anche ridurla, ma la metà dell’aliquota massima, cioè del 7,6 per cento.

Se quindi, per ipotesi, un bravo sindaco la dimezzasse, allo Stato andrebbe tutta l’Imu. «È la dimostrazione delle intenzioni accentratrici del governo che lascerà letteralmente in balìa dello Stato la finanza locale» accusano i tre senatori leghisti, che invitano sindaci, presidenti e governatori alla rivolta «contro questo violento sopruso».

Di Roma ladrona.

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