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Morta Wangari Maathai premio Nobel per la pace difese la natura keniota

Wangari Maathai è stata la prima donna africana a ottenere il premio Nobel per la pace nel 2004 per il suo impegno a difesa della natura, delle donne e per la trasparenza nei governi. Con il movimento da lei fondato fece piantare 20 milioni di alberi

Morta Wangari Maathai 
premio Nobel per la pace 
difese la natura keniota

Nairobi - È morta Wangari Maathai, prima donna africana a ottenere il premio Nobel per la pace. Si è spenta all’età di 71 anni mentre si stava sottoponendo ad un trattamento medico contro il cancro. La sua morte è stata annunciata con un comunicato del Green Belt Movement, da lei fondato, che ha piantato venti milioni di alberi in Africa. Alla Wangari nel 2004 era stato assegnato il Nobel per il suo impegno a favore della conservazione della natura, i diritti delle donne e la maggiore trasparenza nei governi. Nel 2002 era stata eletta deputata in Kenia e per un breve periodo è stata anche ministro. Professoressa di veterinaria, era salita alla ribalta a cavallo degli anni 80-90 con le sue campagne contro la deforestazione del suo Paese, durante le quali era stata più volte arrestata.

Nata a Nyeri, in Kenia, nel 1940, si era laureata in scienze biologiche, riuscendo a ottenere la cattedra di veterinaria all’università di Nairobi. Nello stesso anno cominciò a lavorare al Consiglio nazionale delle donne del Kenia e dal 1981 al 1987 ne fu la presidentessa. Attraverso il Consiglio diffuse l’idea di piantare alberi e l’anno dopo tenne a battesimo proprio il "Green Belt Movement", un’organizzazione per la salvaguardia dell’ambiente e il miglioramento della qualità della vita delle donne. La crescita del Green Belt Movement fu rapidissima: alla fine degli anni Ottanta erano coinvolte tremila donne.

Dal 1986 le iniziative del movimento furono adottate in altri paesi africani: Tanzania, Uganda, Malawi, Lesotho, Etiopia e Zimbawe. Negli ultimi anni il lavoro di Wangari si era focalizzato sulla situazione dei diritti umani in Kenya.

Per il suo impegno per un Paese multietnico e democratico, è stata diffamata, perseguita, arrestata e picchiata. 

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