Moschea, ipocrisia e rinvii Ora dite la verità alla città

Il bando sulle aree comunali è diventato un'odissea e di fatto l'assegnazione delle aree è sospesa da mesi Ieri ennesimo annuncio dell'assessore: «Metà luglio»

Luglio sì, ma di quale anno? Chiosando l'ennesimo annuncio dell'assessore («a metà luglio l'esito del bando» ha garantito ieri Pierfrancesco Majorino), un «veterano» del Palazzo come Riccardo De Corato usa l'ironia per evidenziare il pasticcio in cui si è infilato il Comune sul caso moschee. Ad oggi, in effetti, il bilancio dell'era Pisapia sul terreno dei centri islamici si può sintetizzare così: grandi proclami smentiti da pochi fatti, altisonanti affermazioni di principio che si traducono in un percorso lento, incerto, svogliato.

Si potrebbe tornare a spulciare il famoso, quanto irrealizzato, programma dell'officina di Giuliano Pisapia, che fantasticava di «un grande centro di cultura islamica che comprenda, oltre alla moschea, spazi di aggregazione». Avrebbe dovuto essere, nelle intenzioni degli «arancioni» - che dipingevano arcobaleni e prospettive di felicità nei cieli di Milano - «non solo l'esercizio di un diritto, ma anche una grande una grande opportunità culturale» per la città. L'astratta soluzione della «grande moschea» era fondata su un grave errore di impostazione: non teneva assolutamente in conto la frastagliata realtà dei centri islamici milanesi. La giunta ha dovuto far passare 2-3 anni per rendersene conto e dopo la parentesi della ipotizzata soluzione-lampo offerta dai grandi paesi amici - Giordania o Marocco - è approdata all'opzione delle aree comunali da mettere a bando, studiata - dopo il passo indietro del vicesindaco - dall'assessore più radicale del Pd, Pierfrancesco Majorino.

Nell'agosto del 2014 l'assessore annunciava per settembre la pubblicazione del bando per assegnare questi terreni comunali in concessione. Il bando è stato pubblicato a dicembre. A febbraio sono state presentate le offerte dei centri islamici e delle altre associazioni religiose. La maggioranza, spaccandosi, ha anche tentato la strada dell'accordo con i centristi in Consiglio comunale, per condividere il peso di una decisione evidentemente percepita come delicata e complessa. Poi è stato lo stesso consigliere Matteo Forte a denunciare le incognite del percorso. Faticosamente si è arrivati maggio, quando le buste sono state aperte. Sono passati i giorni e le settimane. Incertezza e delusione si sono diffuse anche nel mondo dei centri islamici milanesi, anche i più moderati e prudenti, che forse sperano ancora in una imminente assegnazione delle aree per poter avere la possibilità di celebrare il ramadan del 2016 in un luogo di culto vero. Molti hanno avuto l'impressione che il bando, di fatto, sia stato sospeso proprio come chiede l'opposizione. Ma di fatto, appunto, senza dire perché e fino a quando. Intanto siamo alle porte del «semestre bianco» elettorale. «Majorino, che accusa gli altri di fare solo campagna elettorale, in realtà è il primo che sta cercando voti tra i musulmani ma che poi non dà seguito alle promesse», attacca De Corato.

Dopo l'annunciato aumento di controlli da parte della prefettura, l'assessore si è detto «convinto che si intensificheranno giustamente i controlli, perché credo che non dobbiamo mai sottovalutare nessun pericolo. Credo che qualche controllo in più faccia bene rispetto a qualche controllo in meno, anche qualche controllo di troppo è meglio di qualche controllo in meno».

Ma ora il sindaco dovrebbe avere la forza e la chiarezza di parlare alla città (anche) di questo: il bando, e il suo progetto, esistono ancora o sono stati (di fatto) archiviati o sospesi?

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