Cronaca locale

Mozart e Mahler «accendono» il Natale al Piermarini Il coreano Myung-Whun Chung dirige orchestra e coro

E l’orchestra va. Anche se di lei non si smette mai di parlare. O perché le teste più calde rischiano ogni due per tre di bloccare l’intera attività del Piermarini, o perché si recrimina sulla sperequazione economica tra i professori e gli altri dipendenti del teatro. O perchè, dopo le turbolenze che hanno accompagnato l’inizio di stagione, con cambio di tenore del Don Carlo il giorno prima della «prima», qualcuno comincia finalmente a pensare che ci vorrebbe un nuovo direttore musicale. Eventualità scartata categoricamente da ogni interessato dal «faccio tutto io» dell’immediato dopo Muti. Infatti il carismatico Barenboim, «maestro scaligero» ma molto impegnato a Berlino, e l’altrettanto eccellente Lissner, troppo assorbito dal duplice ruolo di sovrintendente e direttore artistico, evidentemente non bastano. Ci vuole anche qualcuno che continui a plasmare l’orchestra dall’interno. Si fanno i nomi di Pappano, Chailly, Gatti… Tutti peraltro già sotto contratto. Il primo a Londra e Roma, il secondo e Lipsia, il terzo a Parigi. Sia come si vuole, rieccoci a tu per tu con la turbolenta Filarmonica versione natalizia. Stasera alla Scala (ore 20), Concerto di Natale. Sul podio Myung-Whun Chung, con Gatti e Chailly una delle bacchette di riferimento degli ultimi anni. Un grande direttore che vanta un filo diretto con Carlo Maria Giulini, nome mito della Scala dove diresse la celebre Traviata Visconti-Callas e dove legò l’attività alla Filarmonica retta durante l’interregno tra Abbado e Muti. Giulini teneva in gran conto Chung, il suo prediletto assieme ad Abbado. Tanto che già nel ’78 il giovane coreano (Seul, 1953), figlio d’arte, era diventato suo assistente e quindi suo associato nella direzione della Filarmonica di Los Angeles. Dopo quel battesimo Chung avrebbe bruciato le tappe. La Bastille agli esordi, Santa Cecilia, Radio France. E via con un curriculum che include il consueto gotha: Wiener e Berliner, Concergebow di Amsterdam e Sinfonica di Chichago. Non è un caso se quando Giulini scomparve nel giugno 2005, fu Chung ad essere chiamato per la cerimonia d’addio. E lui offrì alla commozione della platea il secondo movimento dell’Eroica. Appunto la Marcia Funebre, versione laica del Requiem della chiesa cattolica. Adesso il maestro, che ricordiamo anche per una Butterfly risolta in un ricamo dai colori attenuati e dal taglio più sinfonico che teatrale (Chung sostiene di prediligere l’opera ma di aver optato quasi esclusivamente per il sinfonismo per i condizionamenti che il genere impone) presta la proverbiale perfezione a Vesperae solemnes de Confessore k 339 e Quarta di Mahler. Le Vesperae (scritta a Salisburgo nel 1780) chiudono la stagione di Mozart autore di musica sacra su commissione, al servizio dell’arcivescovo Colloredo. I suoi salmi si sviluppano all’insegna della concisione inferta dal Colloredo alle funzioni liturgiche. Persino nel Magnficat conclusivo è lasciato poco spazio alla vocalità che tuttavia ottiene la sua rivincita nell’assolo del soprano nel Laudate Dominum.

La Quarta di Mahler (scritta a Monaco nel 1901, alba del «secolo breve») prende il titolo di «La vita celeste» dalle piccole felicità terrene, esposta da una lirica di Des Knaben Wunderhorn, affidata a un soprano, la trentenne inglese Kate Royal.

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