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Mutuo per l’attico: il finiano Urso nella bufera

Dagospia rivela: il viceministro presto dai pm per un immobile acquistato a prezzo di favore. Lui smentisce e annuncia querela. L'esponente Fli ha già spiegato di avere acceso mutui per due milioni e mezzo di euro

Mutuo per l’attico: il finiano Urso nella bufera

Roma - Mattone finiano nuovamente sotto la lente della giustizia? Per Dagospia, dopo l’immobile monegasco passato da An a una società off-shore, adesso c’è un’altra casa alla quale si starebbero interessando i giudici. Il proprietario è Adolfo Urso. Il sito di Roberto D’Agostino scrive che il viceministro allo sviluppo economico con delega al Commercio estero, nonché animatore del pensatoio finiano Farefuturo, è stato convocato dalla procura di Roma per fornire alcune informazioni sul suo attico a ponte Cavour. Immediata la smentita, secchissima e ufficiale, di Urso. «Le notizie pubblicate sono del tutto false e gravemente diffamatorie. Ho già dato mandato al mio legale di adire in sede giudiziaria, anche penale». Anche dalle parti del palazzo di giustizia romano non arrivano conferme. «Non mi risulta sia stato avviato niente», assicura una fonte molto autorevole della Procura.

«Nessuna convocazione e nessuna inchiesta», rafforzano ambienti vicini al viceministro, che smentiscono alla radice la ricostruzione secondo la quale l’abitazione del viceministro sembrerebbe acquistata ad un prezzo inferiore a quello di mercato dalla società immobiliare del gruppo Refin, con 20mila euro di rate di mutuo mensili. Oltre a questa vicenda «Dago» ne abbozza un’altra, «l’assegnazione» a Urso di un «terrazzo di 500 metri» con vista sulla Capitale, ma descritta come un «lastrico solare» nell’atto.

Urso era già finito sui giornali per questioni di mattone che aveva chiarito proprio al Giornale. La vicenda è quella del mutuo di due milioni e mezzo di euro (con rate mensili da otto mila euro) venuta fuori nel maggio scorso, quando i giornali parlarono dei due prestiti accesi dall’esponente Fli, con il Banco di Napoli di Montecitorio, per pagare l’80 per cento di altrettanti immobili in zona Prati: un mutuo trentennale da 1,6 milioni di euro e uno da 800 mila.

Si tratta di prezzi di mercato considerata la zona. La polemica, infatti, si era concentrata sul fatto che per reggere le rate di quell’entità, non è sufficiente nemmeno l’indennità da parlamentare.
Urso al Giornale rispose: «Io lavoro da 30 anni e così mia moglie dalla quale sono separato. I miei due figli hanno 29 e 27 anni e lavorano entrambi da circa dieci anni, si sono laureati mentre già esercitavano un’attività. Non abbiamo diritto ad acquistare una casa?». Il mutuo, insomma, è ripartito in tre. E comunque anche il solo reddito di Urso basta a coprire la rata. L’esponente di Fli aveva infatti spiegato alla banca, al momento di accendere il mutuo, di guadagnare tremila euro da viceministro più i circa diecimila da deputato, ai quali vanno aggiunti ancora i redditi che provengono dalle proprietà di famiglia.

Come garanzia Urso spiegò di avere presentato anche il futuro «assegno di solidarietà» dei parlamentari, il trattamento di fine rapporto degli eletti e il vitalizio, che sarà commisurato alle cinque legislature svolte da Urso. Infine, l’assicurazione sulla vita obbligatoria dei parlamentari. Anche se, assicurava, «ho fatto un check up completo e il mio medico mi ha detto che ho un’età biologica inferiore a quella anagrafica, come il presidente del Consiglio».

Una spiegazione dettagliata, che Urso diede ironizzando. «Ma come? Fedele Confalonieri sul Corriere invita i parlamentari ad acquistare casa col mutuo e la mia famiglia fa esattamente questo, finanziando l’80% del valore degli immobili dopo trent’anni di lavoro per me e mia moglie e dieci per i miei figli. È tutto trasparente. Piuttosto bisognerebbe chiedere ad altri parlamentari della congruità degli investimenti immobiliari. Forse perché sono finiano mi fanno lo sconto?». E poi: «Non ho fatto che mettere in pratica il piano casa del governo Berlusconi».

Ieri lo abbiamo raggiunto telefonicamente, ma Urso - palesemente irritato per l’articolo uscito su Dagospia - ha preferito comunque non rispondere e affidare la replica alla dichiarazione nella quale annuncia azioni legali.

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