Cronache

Napoli, blitz contro il clan Schiavone-Russo: è indagato anche il capo della Mobile Pisani

Le indagini riguardano attività di riciclaggio e di usura ed il reinvestimento di capitali illeciti in catene di ristoranti, pub e bar. Indagato il capo della squadra mobile di Napoli Vittorio Pisani per favoreggiamento. Manganelli: "Fiducia nella magistratura"

Napoli, blitz contro il clan Schiavone-Russo: 
è indagato anche il capo della Mobile Pisani

Napoli - Durissimo colpo al gruppo camorristico dell’organizzazione dei casalesi direttamente riconducibile al gruppo Schiavone-Russo, facente capo a Francesco Schiavone detto Sandokan e Giuseppe Russo detto ò padrino, egemone nei territori di Casal di Principe, Orta di Atella, Gricignano e Succivo. Anche il capo della squadra mobile di Napoli, Vittorio Pisani, è indagato con l'accusa di favoreggiamento nei confronti dei titolari di un ristorante. Le indagini hanno, infatti, riguardato una ingentissima attività di riciclaggio e di usura ed il reinvestimento di capitali illeciti in catene di ristoranti, pub e bar dislocati prevalentemente sul lungomare napoletano, con filiali a Caserta, Bologna, Genova, Torino e Varese. E tra le società poste sotto sequestro spunta anche quella dell'ex capitano della Nazionale Fabio Cannavaro.

Colpito il clan Schiavone-Russo I provvedimenti di fermo sono stati emessi dalla Dda di Napoli a seguito degli accertamenti effettuati dalla Dia napoletana su tre estorsioni compiute dal gruppo camorristico in danno di imprenditori edili e commercianti di pellame di Orta di Atella e Gricignano a cui sono state estorte somme di denaro per compessivi 50mila euro solo nell’ultimo trimestre. Uno degli imprenditori estorti è stato sequestrato e trasportato nel bagagliaio di un’autovettura in una masseria isolata nella zona di Casal di Principe dove, al cospetto del referente del clan oggi tratto in arresto, è stato pesantemente intimidito e costretto a pagare la tangente estorsiva.

Indagato il capo della Mobile Secondo i i magistrati partenopei, Pisani ha "arrecato un serio pregiudizio alle indagini" soprattutto per individuare e acquisire beni da sequestrare riconducibili alla criminalità organizzata e al clan Lo Russo. Pisani avrebbe, infatti, informato sia il suo amico Marco Iorio e, indirettamente, anche Bruno Potenza (usuraio legato alla camorra, ndr) su una serie di indagini in corso dando loro la possibilità di attivarsi per "occultare i capitali, parte dei quali effettivamente già trasferiti all’estero, programmando in queste ultime settimane addirittura la vendita a prestanome delle stesse attività di ristorazione". I destinatari del provvedimento di custodia cautelare avrebbero, non solo trasferito soldi in Svizzera, ma anche "cominciato a immaginare una strategia difensiva che, come rivelato dalle intercettazioni ambientali, si dovrebbe concretizzare nell’attribuzione delle quote occulte al nero accumulato negli anni per effetto di una mera evasione fiscale" che, secondo i magistrati dovrebbe essere pari ad almeno 10 milioni di euro l’anno per l’intero giro di ristoranti implicati nelle indagini.

Sequestrata la società di Cannavaro Tra le società di ristorazione sequestrate nell'ambito dell'operazione della Dia di Napoli contro il clan Russo c'è anche la "Regina Margherita", che ha tra i propri soci Cannavaro e che gestisce alcuni locali, uno dei quali in via Partenope. Il calciatore, che però non è indagato, avrebbe fatto da prestanome all'imprenditore Marco Iorio, legato al gruppo di Mario Potenza dedito all'usura e legato a clan camorristici.

La cattura di Zagaria "Se arrestano a questo è finito tutte cose, dobbiamo solo andare a lavorare". E' quanto pensa il boss Francesco Russo, fermato questa mattina dalla Dia. La frase, contenuta nel decreto di fermo dei pm Antonello Ardituro e Alessandro Cimmino, è stata captata nel corso di un’intercettazione ambientale in auto e conferma, secondo gli investigatori, quanto sia importante la cattura di Zagaria per scompaginare il clan. Da altre intercettazioni si comprende invece come il clan avesse un altissimo concetto di sé, tanto che Giuliano Martino, un altro dei fermati, intimidì un imprenditore con queste parole: "Ma ti rendi conto di dove ti trovi, con chi hai a che fare... Dopo di noi non c’è più niente".

Manganelli: "Fiducia nei magistrati" "Confermo stima e fiducia in Pisani, che destinerò ad altro incarico per corrispondere alle determinazioni dell’autorità giudiziaria, nella quale ripongo altrettanta fiducia ed i cui provvedimenti, io personalmente e l’Istituzione che rappresento, rispettiamo incondizionatamente", ha commentato all'Ansa il capo della Polizia Antonio Manganelli. "In questo momento - ha proseguito Manganelli - desidero mandare un abbraccio affettuoso alle donne e agli uomini della Squadra Mobile di Napoli che, a prezzo di enormi sacrifici personali e delle loro famiglie e pur in presenza di risorse umane e strutturali non sempre adeguate alle necessità, hanno ottenuto negli ultimi anni, proprio sotto la guida del dottor Pisani, risultati straordinari". Dunque agli agenti, conclude il capo della Polizia dico di "continuare ad essere la magnifica squadra, solida e coesa, capace di fronteggiare con coraggio e determinazione l’inondazione criminale, non solo camorrista, che affligge quel territorio ed alla quale troppo spesso da più parti si risponde solo con la convegnistica e con vane analisi sociologiche.

A loro dico di vivere a testa alta questi momenti di comprensibile amarezza, continuando a fare il proprio dovere al fianco della magistratura e in stretta sinergia con le altre forze di polizia nell’interesse della comunità napoletana e dell’intero Paese".

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