Cronaca locale

Whirlpool, nuova protesta dei lavoratori a Napoli

A Napoli corteo di protesta dei lavoratori Whirlpool. Sindacati: "Caricate lavatrici da destinare in Polonia senza avvertirci". Domani incontro al Mise

Whirlpool, nuova protesta dei lavoratori a Napoli

Sono scesi di nuovo in strada i lavoratori dello stabilimento Whirlpool di Napoli. A far riaccendere la protesta l’invio in Polonia di lavatrici stoccate in fabbrica. “Nella giornata di oggi sono state caricate lavatrici da destinare a magazzini in Polonia, ed altri depositi diversi da quelli ordinari, senza avvertire le sigle sindacali, a conferma della volontà di disimpegnare definitivamente il sito di Napoli e successivamente di spostarsi dall'Italia”, scrivono in un comunicato le rappresentanze sindacali unitarie. Per loro si tratta di una “scelta scellerata inaccettabile, ma soprattutto pericolosa, perché serve a destabilizzare un clima alla vigilia di un importante incontro col ministro, non rispettando i principi su cui si sarebbe sviluppato il tavolo, cioè di non disimpegnarsi dalla proprietà e continuare a produrre a Napoli”.

I sindacati lanciano quindi un appello: “Invitiamo non solo le segreteria regionali e nazionali ma anche le istituzioni comunali, regionali ed il governo per far terminare queste continue provocazioni e fare in modo di non alimentare ulteriormente le continue tensioni nell'incontro di domani, già fomentate dallo spostamento dell'incontro di venerdi 21 giugno”. Domani si terrà a Roma l’incontro al Mise tra azienda, sindacati e ministro del Lavoro Luigi Di Maio. Il tavolo, inizialmente previsto per il 21 giugno scorso, si riunisce dopo il meeting del 12 giugno scorso, quando i vertici di Whirlpool impegnandosi a non chiudere il sito napoletano chiesero del tempo per trovare soluzioni alternative alla sua cessione. Sono

html" data-ga4-click-event-target="internal">420 i dipendenti impiegati nel sito napoletano che attendono di sapere cosa ne sarà del loro futuro lavorativo, con loro un altro migliaio di lavoratori operanti nell’indotti, molti dei quali resterebbero senza un lavoro anche in caso di riconversione dell’impianto.

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