Cronaca locale

Un Natale di partite in «miniatura»: in città scoppia la subbuteomania

Il gruppo punk irlandese Undertones gli ha dedicato una canzone; il cantautore Francesco Baccini ha sfiorato l'alloro italiano. E ancora, lo scrittore bolognese Enrico Brizzi, ricorda che la sua squadra in miniatura preferita era l’Academica del Portogallo. Appassionati anche tra politici e calciatori: Enrico Letta lo adora: «Dà una lezione - dice - a chi fa politica: se hai la mano pesante, perdi». Il grande portiere Gigi Buffon è un altro estimatore illustre. Addirittura si arriva alla leggenda: Liam Gallagher, capriccioso cantante degli Oasis, in passato avrebbe interrotto una importante conferenza stampa per terminare la partitella con gli amici.
Il Subbuteo, nome scientifico del falco lodaiolo, fu dato al calcetto da tavolo dall’ornitologo inglese Peter Adolph, che tra il ’45 e il ’47 brevettò il nuovo gioco. Un «falco» che vola alto nel cielo delle passioni. Anche a Milano, dove esiste una associazione di fan - la Old Subbuteo - che ogni lunedì sera, dalle 21 allo scoccare della mezzanotte, dispone tavoli e giocatori nella sala riunioni di un complesso alberghiero di via Zumbini al civico 6, nel cuore della Barona. Qui in un silenzio quasi religioso, si officiano partite amatoriali e agonistiche, vengono promossi tornei e scoperti campioni che poi confluiranno nelle gare nazionali in programma ogni anno a Fiumicino (Roma).
Ma andiamo con ordine. Campo in panno verde con aree di gioco e due porte; 22 piccoli giocatori in scala 00 che si fronteggiano e che sono fissati a una base semisferica fatta apposta per scivolare sul panno in punta di dito e colpire la pallina allo scopo di mandarla nella porta avversaria: la partita microcalcistica può cominciare. Le regole ricalcano, con i dovuti adattamenti, quelle del vero gioco del calcio: rimesse laterali, calci di punizione e di rigore, fuorigioco e calci d’angolo. l colpi devono essere eseguiti col solo movimento del dito. La mano, il polso ed il braccio devono rimanere fermi.
A Milano, tra amatoriali e agonistici, ci sono 110 persone tra i 18 e i 50 anni tesserate e organizzate in questa associazione vintage che detesta la solitudine del computer e i giochi elettronici. A vederli sui tavoli da gioco così intenti a «fliccare» i piccoli giocatori di plastica (dall’inglese to flick, dare colpetti), potresti scambiarli per eterni bambinoni con qualche problema di mancato svezzamento. «E invece - svela Andrea Rindi, 37enne avvocato che con Stefano Buzzi e Flavio Riccomagno organizza e promuove il club cittadino - questo gioco è un concentrato di strategia, tecnica e abilità». Necessarie la stessa concentrazione e la stessa preparazione di chi gioca a bigliardo. Di più: «A livello psicologico - dice Gianluca Galeazzi, 40 anni, uno dei giocatori italiani più preparati - il Subbuteo presenta molte analogie con il tennis: è necessario dare il colpo decisivo al momento giusto e per questo occorrono silenzio e concentrazione». Una disciplina che ha nella Federazione Italiana Sport Calcio da Tavolo (Fisct) l’organismo nazionale che ne promuove la conoscenza, l’attività agonistica individuale e a squadre e detta il regolamento ufficiale di gioco.
Ma Subbuteo non è solo sport e nemmeno solo gioco. Per gli appassionati poter dipingere a mano i piccoli calciatori con i colori della squadra del cuore è un piacere sottile. Come collezionare le formazioni che sono circa 322, alcune delle quali valgono fino a 370 euro, (per esempio la rarissima Rimini o alcune squadre francesi). Nella sala affollata di via Zumbini giocano mediamente una ventina di appassionati su nove tavoli: qualcuno viene anche da Bergamo, Brescia o Cremona. Gli scorsi 7 e 8 dicembre qui si è disputato il classico Torneo di Natale: una tradizione riservata ai giocatori amatoriali che risale al 1978, e che ha visto la partecipazione di oltre 100 appassionati.

«Il prossimo mese di marzo - conclude Rindi - organizzeremo un grande torneo che probabilmente intitoleremo Città di Milano, proprio per sancire il ritorno di fiamma dei milanesi per questo bellissimo gioco».

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