Cultura e Spettacoli

Negli scatti di Cattaneo le nude cose di Milano

La Galleria Ostrakon rende omaggio al grande fotografo milanese

La Galleria Ostrakon di Milano rende omaggio in questi giorni al grande fotografo milanese Enrico Cattaneo (Milano, 1933) con una carrellata di immagini - marcatamente espressionistiche - raffiguranti il volto meneghino negli anni del boom economico e tutte presaghe di un incombente sfacelo identitario. Circa una cinquantina di opere (formato 30x40), uniche nella loro esecuzione e potenza espressiva, stampate personalmente dallo stesso fotografo. Fotografo professionista dal 1963, Cattaneo si dedica quasi esclusivamente alla riproduzione di opere d'arte lavorando per pittori, scultori, architetti, galleristi ed editori d'arte contemporanea. Le sue fotografie illustrano numerosissime monografie e cataloghi per artisti di tutto il mondo. Ha allestito oltre sessanta personali con importanti partecipazioni collettive in Italia e all'estero. Vive e lavora a Milano. Il critico Piero Del Giudice lo ricorda: «Milano, fine anni Cinquanta-primi anni Sessanta. Le fotografie di Enrico Cattaneo ci parlano di un luogo, di una piana urbanizzata, di casermoni inanimati, di un orizzonte edificato con segni remoti di una comunità laboriosa (sullo sfondo la locomativa a carbone sulle Varesine, le ciminiere alte e mute all'orizzonte), e ci raccontano lo spaesamento di queste terre di nessuno, l'estraneità globale di quei luoghi, la loro alienazione».
Sono i panorami della città che muta, smottamenti e invasi, rovine e resti, cascine in abbandono e grattacieli, profili di fabbriche nel grigiore, nella nebbia leggera di orizzonti inesorabilmente padani. Nessuna frenesia progressista percorre queste immagini, nessuna eccitazione collettiva per la città che sale, non cavalli possenti che trainano massi, ma carretto e cavallo malinconici e residuali, non folle che attraversano la città a sciami secondo le cadenze dei turni alle linee della fabbrica - della apertura e chiusura degli uffici - ma rari passanti che tagliano - incappottati e in fretta - la scena della mutazione e del disastro, o immobili, inscritti nella damnatio incertae sedis.
Cattaneo, il documentarista di ciò che è a margine, dello spaesamento e del conflitto sociale. Colui che molti anni prima dei fotografi parvenus della scena urbana capisce e rappresenta la solitudine della fabbrica, il carattere segregato, concentrazionario, extrareale, sironiana metafisica minaccia, dei luoghi del lavoro.

Il fotografo che primo mette in scena i quartieri periferici della manutenzione e del ricambio dei collettivi della forza lavoro, che coglie nella consapevolezza di essere protagonisti, i pittori che fondano una pittura metropolitana, una scuola di Milano.

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