Stile

Negretti, la promessa delle Langhe

P arlare di vini della Langhe mentre infuria il solleone può sembrare bizzarro. Epperò, a parte che anche in Piemonte come vedremo si fanno ottimi bianchi, suiamo convinti che i buoni vini non abbiano stagione.

Per cui parliamo di Negretti, azienda della Morra, nel cuore nobile del Piemonte enologico. Guidata dai due fratelli Ezio e Massimo (nella foto) ha un approccio piuttosto tradizionale al Barolo, un vino che qualche anno fa visse una sorte di guerra santa tra conservatori e innovatori. Di etichette del grande piemontese i fratelli Negretti ne fanno ben quattro etichette, per tutte l'annata di riferimento, ovvero l'ultima uscita, è il 2013: il Barolo docg base, prodotto in cinquemila bottiglie circa è quello con il migliore rapporto qualità-prezzo e per distacco; il Barolo docg Rive è austero ed elegantissimo, affinato per ventiquattro mesi in botti di legno austriaco; il Barolo docg Bricco Ambrogio è un cru prodotto in una vigna nel comune di Roddi e ha un naso balsamico, di frutti rossi e di sottobosco e una bocca con tannini setosi ed eleganti; infine l'ultimo nato, il Marolo Mirau, secco e dalla silhouette estremamente stilizzata. Quattro grandi campioni, quattro chicche di non facilissima reperibilità ma che vale la pena cercare.

Ma non di solo Barolo, parliamo qui. E quindi, detto che in carta ci sono anche un Dolcetto d'Alba, un Barbera d'Alba e un Nebbiolo 2014 di grande bevibilità, ecco che la nostra attenzione è attratta dallo Chardonnay Dadà, che ci è sembrado fresco e sapido, con una mineralità spiccata e, al naso, una nota di agrumi caramellati di grande fascino.

Non sorpendiamoci quindi se in futuro sentiremo parlare molto di Negretti nel Piemonte enologico mai a corto di grandi bicchieri ma spesso a corto di novità.

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