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«Nel covo di Provenzano volantini messi ad arte»

Cuffaro: «Nelle prime immagini non c’erano, qualcuno li ha piazzati dopo le perquisizioni». Interrogato il giornalista della tv privata che li ha filmati: «Li ho trovati dentro un bicchiere»

«Nel covo di Provenzano volantini messi ad arte»

Marianna Bartoccelli

nostro inviato a Palermo

Rischia di diventare il giallo dei facsimili, a lato della festa collettiva per la cattura del boss Binnu Provenzano. Un giallo che coinvolge il presidente della Regione siciliana, Totò Cuffaro, un giornalista, Francesco Massaro del Giornale di Sicilia, e ha per oggetto alcuni facsimili elettorali uguali a quelli che Cuffaro ha fatto distribuire in milioni di copie. Il governatore siciliano non ci sta infatti ad essere sottoposto a nuovi «mascariamenti», come alcuni politici di sinistra, da Violante dei Ds a Rappa di Rifondazione, tentano di fare alla notizia del ritrovamento di facsimili elettorali con il simbolo Udc e la faccia del suo leader siciliano nei locali attigui al covo di Provenzano, laddove il pastore Marino (propritario del casolare, ora agli arresti) lavorava la ricotta. E la sua rabbia si trasforma in un vero atto di accusa quando, osservando le decine di riprese della giornata del grande arresto, si accorge che quei facsimili spuntano in quel posto dove vengono ripresi da un certo momento in poi. Come se qualcuno li avesse messi apposta. E in effetti così è stato. Dopo una piccola «indagine», Cuffaro espone i risultati in una conferenza stampa, nella quale fa vedere i filmati originali delle riprese di alcune tv private che testimoniano come i suoi facsimili non ci sono. Perché invece «Tgs», la televisione del Giornale di Sicilia, li riprende? Come in un giocherello si vede l'angolo di un mobile vuoto e poi invece con quei facsimili stesi in bella mostra. Da qui la sua denuncia agli inquirenti. «Spero che qualcuno non si sia preso la briga di mettere quei foglietti appositamente. Ho informato il ministro degli Interni, nonché il presidente della Camera e mi auguro che, dopo il mio esposto, si conosca la verità», dichiara accorato mentre cerca di parare un altro atto d'accusa mediatico in un momento nel quale tutti si dichiarano felici della cattura del boss dei boss.
Nel frattempo lo stesso giornalista del Giornale di Sicilia, di ritorno da un colloquio con il questore, racconta la sua versione. «Mentre giravo per il capannone mi sono accorto di un bicchiere di carta con dei volantini dentro. Quando ho visto che si trattava di facismili elettorali di Cuffaro e di Nuova Sicilia, ho richiamato le telecamere e per farli riprendere meglio li ho sistemati sul tavolo». Una spiegazione che non soddisfa Cuffaro che rilancia e fa vedere le immagini di un'emittente privata che a sua volta ha ripreso il collega di Tgs mentre sistemava le «schede». E spiega: «Il questore mi ha assicurato che nei verbali di perquisizione non c'è traccia di questo bicchiere. Il che può voler dire che qualcuno lo ha fatto trovare successivamente alla perquisizione». E aggiunge: «Mi auguro che si tratti di una ragazzata. Spero che non sia il segnale di una dura e difficile campagna elettorale». Intanto dagli ambienti investigativi arriva un chiarimento: «Nessuno ha segnalato né censito quel bicchiere perché non lo abbiamo ritenuto interessante.

Per noi si trattava di carta straccia».

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