Politica

Nel presepe di Cofferati sfilano Prodi e Moana

Claudia B. Solimei

da Bologna

C'è la Vergine Maria chinata su Gesù Bambino, il bue e l'asinello, la mangiatoia, i pastori e gli immancabili artigiani affaccendati tutti intorno. Ma è il resto del presepe, che domani sarà inaugurato nel palazzo comunale di Bologna dal sindaco Sergio Cofferati, a essere destinato a suscitare qualche clamore. Delle 172 statue realizzate in ben 40 anni di lavoro dall'artista Wolfango, la maggior parte con la tradizione cattolica ha poco a che fare: tra un Sigmund Freud e un diabolico Picasso, un Romano Prodi in bicicletta («ma risale a 15 anni fa, in tempi non sospetti» assicura l'artista), un Giuseppe Dozza e un Renzo Imbeni, entrambi ex sindaci di Bologna, la figura più clamorosa e scabrosa è quella di Moana Pozzi, la celebre - e quasi venerata - pornodiva scomparsa per malattia anni fa. La donna è nuda, prosperosa e vitale, le labbra carnose e rosse, in fuga da una morte a cavallo che la insegue con la falce. Sacro e profano, dunque, arditamente accostati nel presepe che per la prima volta viene ospitato con tutti gli onori in un Comune. I suoi precedenti, infatti, sono soprattutto in alcuni centri commerciali. All'inaugurazione di domani è atteso anche l'arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra. E Wolfango, il pittore bolognese che si definisce agnostico ma amante dei presepi e ogni anno, da quando sono nati i suoi figli a cui l'opera è dedicata, aggiunge qualche figura, non ha paura di dispiacere a qualcuno: «Darò fastidio al nostro cardinale - prevede sicuro - ma io mi sento anche più religioso di lui, ma di una religione originaria, non quella istituzionale della Chiesa». E quella Moana così profana vicino alla Sacra Famiglia? «Cristo accettava le prostitute, non si capisce perché una pornodiva, chiamiamola così, non può stare in un presepe». Per Wolfango, Moana Pozzi rappresenta «la vita al suo massimo splendore inseguita dalla morte che la raggiungerà. È la carne e anche Gesù si fece carne per venire tra gli uomini». E sulla inaugurazione in programma venerdì il pittore bolognese non ha dubbi: «Il cardinale? Mi hanno detto che arriverà in ritardo per un impegno, ma se si assentasse definitivamente per me andrebbe bene».
La sfida è lanciata e non è la prima che rischia di creare attrito tra il sindaco Cofferati e la Curia bolognese: dopo due anni di pace, un mese fa l'inserto locale di Avvenire, il quotidiano della Cei, attaccò il finanziamento assicurato dall'amministrazione comunale a un festival transgender organizzato dall'Arcigay. Ora c'è questo presepe, che il suo creatore spiega così, quasi gioiendo nel sentirsi dire che quella rappresentazione non piacerà molto alla Chiesa: «Io mi rifaccio alla tradizione originaria, quella inventata da San Francesco d'Assisi: nel suo presepe c'era solo il Bambino e i due animali. Intorno compariva la gente normale. Ecco, io ho fatto la stessa cosa». Resta il fatto che una pornodiva, per quanto amata, è l'ultima immagine che si penserebbe di trovare in una Natività, tanto più se allestita in forma ufficiale nelle sale di un Comune. Presentando l'iniziativa, Cofferati ha spiegato: «Si tratta di allestimenti a cui teniamo molto - Così come l'albero di Natale, è bene che la città abbia anche il suo presepe».
«Moana nel presepe? - riflette Angelo Rambaldi, dell'Officina delle idee, associazione della Margherita composta da ex Ppi -. Io apprezzo l'attenzione del sindaco per la sensibilità di noi cattolici, certo c'è qualche perplessità su alcune presenze che esteticamente sono anche di poco valore.

Io sono contrario a modernizzare la tradizione».

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