Politica

Ma nelle bozze del vertice c’è il nulla

diSecondo tradizione le conclusioni dei vertici internazionali vengono scritte prima dai cosiddetti sherpa. Purtroppo per noi le bozze dei documenti pronti per la ratifica che hanno cominciano a circolare ieri nelle redazioni non hanno in bianco solo lo spazio per le firme ma anche quello dei contenuti. Se non ci saranno modifiche rispetto a quanto è trapelato si tratterebbe del solito tentativo di curare con la pomata il paziente con l’infarto. Intendiamoci, sulla carta quasi ogni riga delle anticipazioni del documento finale è condivisibile, del resto anche la pomata non ha nulla di male, è fresca, balsamica e fa bene, peccato che non guarisca l’infarto, così come niente dei provvedimenti «decisivi» finora presi, magari in sé positivi, ha fatto arretrare di un passo la marcia dell’eurozona verso il disastro. Le parole magiche «garanzia illimitata» non sono nemmeno lontanamente presenti nelle bozze: c’è al massimo una pudica X prima della parola «miliardi allocati per la crescita». Il fatto è che dopo la X ci sono solo piccole cose buone, giuste ed inutili. C’è un aumento di capitale di dieci miliardi per la Banca Europea di Investimenti (BEI) che si vorrebbe rivitalizzare per sbloccare, non si capisce secondo quale alchimia, 180 miliardi di investimenti che ricordano da vicino gli 80 miliardi fantasma del decreto sviluppo di Monti. Ci sono 4,5 miliardi di project bond di prova per infrastrutture per poi, con calma, vedere come sono andati e nel caso aumentare la cifra (si attendono tempi siderali). Ci sono 20 miliardi di fondi europei per innovazione e ricerca che dovrebbero affiancare i prestiti Bei ma si tratta di denaro riallocato e quindi già presente nel bilancio della Ue. Si accenna ad un incremento dei fondi europei (ovvio, gli eurocrati sono convinti di saper fare ottimo uso dei soldi) sottacendo che questi fondi incrementali devono essere sfilati dai bilanci nazionali, includendo quelli degli stati in difficoltà. Si parla di armonizzare la fiscalità nell’area (leggi: impedire che qualcuno, tipo l’Irlanda, possa continuare a tassare meno degli altri, invece per chi vuol tassare di più, tipo l’Italia, applausi a scena aperta) e si pensa persino ad una specie di EuroBefera che secondo le fantasie degli eurocrati riuscirebbe a debellare l’evasione fiscale con uno schiocco di dita. Poi parole su mercato aperto e disoccupazione. Delle richieste italiane circolate nei giorni scorsi come irrinunciabili, in primis del «corridoio antispread» che imporrebbe un intervento di acquisto automatico dei titoli dei paesi “virtuosi ma in difficoltà” non vi è traccia, di più, non una parola delle bozze in apparenza affidabili circolate ieri è dedicata al debito pubblico. Gli unici accenni di un qualche rilievo sono riservati alle banche e di conseguenza al debito privato, con previsioni di ricapitalizzazione coordinata per gli istituti di credito e, soprattutto, un accenno importante a quella garanzia europea dei depositi che appare ogni giorno più necessaria per una minima tenuta del sistema e che però era finora stata avversata decisamente dalla Germania. Si tratta forse dell’unico punto da segnare con l’evidenziatore in pagine e pagine di fumo.

Bene i passi avanti per i depositi, dato che le corse agli sportelli nel duemila sarebbero indegne di paesi civili, ma i detentori dei nostri titoli di stato vogliono sapere molto semplicemente chi li garantisce, la domanda non è difficile e se si continua a non dare risposte precise poi non lamentiamoci ogni giorno per lo spread e la disoccupazione che salgono e la borsa e il Pil che scendono.
Twitter: @borghi_claudio

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