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«Nessuno s’è scusato»

Stefano Tesi

da Siena

Si chiama Francesco Rosi, ha 34 anni, è naturalmente senese (contradaiolo della Selva) e per lavoro ogni mattina parte all'alba dalla frazione di San Rocco per andare a consegnare il pane in città. Tranne la domenica, quando (e sono ormai tre lustri) fa il volontario nella pubblica assistenza di Siena e, quindi, è anche in servizio negli stadi. Da sabato sera però, da quando cioè a pochi minuti dalla fine di Siena-Udinese, il friulano Obodo, rimasto a terra per uno scontro di gioco, lo ha «steso» sotto gli occhi delle telecamente con un colpo di borraccia al viso mentre lui cercava di farlo salire sulla lettiga, Francesco Rosi è il barelliere più famoso d'Italia.
«Faccio quest'attività da quindici anni - ci dice - e senza mai prendere una lira anche se in pratica è un secondo lavoro, ma una cosa del genere non mi era mai capitata. Fare del volontariato e farsi stendere gratis mi sembra il colmo». A fine partita, però, Cosmi ha detto «sembrava che gli avessero sparato». «L'arbitro ha visto tutto e infatti ha espulso Obodo, altro che scena».
Ma allora che è successo esattamente?
«Io stavo soccorrendo il giocatore, cercavo di farlo distendere sulla barella, quando lui si è girato e mi ha colpito al viso con la borraccia che aveva in mano». Dunque non gliela ha tirata? «No, mi ha proprio dato una botta secca, facendomi cadere a terra».
E poi?
«E poi l'arbitro l'ha buttato fuori e lì è nata un po' di maretta...». Cioè? «Ma, tutti erano nervosi, io ero dolorante, mi sono rialzato, ma nel parapiglia è arrivato un altro giocatore dell'Udinese (Iaquinta, ndr) che mi ha spinto di nuovo a terra». Volontariamente? «Non lo so, c'era maretta in campo tra i giocatori. Quelli dell'Udinese erano arrabbiati perché il loro compagno era stato espulso».
Ma almeno a partita finita c'è stato un chiarimento?
«No, né da parte di Obodo, né di Iaquinta, né da parte della società dell'Udinese ed è questo che amareggia di più. Ripeto: uno va a fare del bene e le busca pure. E gratis, anche...

».

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