Controcultura

Nestor Burma fa «noir» anche i comunisti

Daniele Abbiati

Nei romanzi di Léo Malet (1909-96), la storia ci mette sempre la coda. E se la afferriamo, quella coda, e tiriamo forte come farebbe un impertinente Gavroche parigino sfuggito alla penna di Victor Hugo, ecco che diventa il bandolo della matassa. Questa volta, la «coda» è nelle parole del compagno Chrucëv, il quale «domenica scorsa ha fatto un discorso...», dice Nestor Burma, lasciando ai puntini di sospensione il compito di ammiccare ai lettori. Siamo infatti a inizio marzo del 1956, e il discorso è chiaramente quello pronunciato a margine del XX Congresso del Partito comunista dell'Unione Sovietica, quello che diede inizio alla «destalinizzazione».

Ma che cosa c'entra l'assise dei parrucconi bolscevichi con questa indagine dell'agenzia «Fiat Lux»? C'entra eccome, perché i personaggi chiave del caso sono «russi bianchi», riparati a distanza di sicurezza (ma fino a un certo punto...) dall'incattivita madre-matrigna Russia. Per la precisione nel nono arrondissement di Parigi, dalle parti di boulevard Haussmann. Boulevard... ossements, con apposita e tetra assonanza, s'intitola infatti il romanzo di Malet che sta per giungere a noi finalmente in italiano come Il boulevard delle ossa (dal 17 marzo nelle librerie), completando così il tour delle circoscrizioni della capitale che compongono la serie dei «Nouveaux Mystères de Paris» (l'autore ha escluso dal percorso soltanto il settimo e l'undicesimo).

È un commerciante ebreo di diamanti a rivolgersi a Burma, chiedendogli di far luce sui traffici di un ristoratore cinese. Ma nelle scatole cinesi del losco cinese c'è molto più che un diamante di ignota provenienza: la traccia che rimanda a un bordello ormai in disuso di Shanghai. Un bordello all'epoca frequentato da signorine slave. Il caso vuole che, partecipando a un'asta dove acquista... uno scheletro, uno stravagante esule russo noti fra i pezzi all'incanto alcuni diamanti che non dovrebbero trovarsi lì, in Francia, a migliaia di chilometri da Mosca. In collaborazione con la sua fascinosa segretaria Hélène, e con l'appoggio esterno di un giornalista beone ma lucidissimo, Nestor Burma viene a capo del mistero che procede su un doppio binario.

E le tinte noir si mescolano, in ossequio all'internazionalità della vicenda, con quelle di una spy-story.

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