Controstorie

New York sotto attacco perde la sfida con i ratti

I topi ormai banchettano per le strade incuranti della gente. Vani i tentativi per debellare la piaga

Manila Alfano

Una battaglia persa. New York e i suoi ratti giganti ovunque. Sembra un film di fantascienza, e invece, eccoli lì: topi che spuntano dalle fognature che mangiano spazzatura, voraci, topi che si intrufolano negli appartamenti e nei vicoli, nei sottopassaggi e nelle stazioni della metropolitana; sono tanti, intelligenti, scappano in fretta e si riproducono velocemente, attraversano i marciapiedi ormai senza paura.

Sono loro i nuovi padroni di intere zone della metropoli americana. Come scrive il New York Times, i ratti stanno prendendo il controllo della città. Addirittura c'è chi dice che sono ormai quattro per ogni persona che ci vive. Ma in realtà nessuno sa con esattezza. Eppure, sono così tanti che su un marciapiede a Brooklyn sono le persone a doverli evitare e non il contrario, le zone di Manhattan piene di locali sono gremite di buongustai e di ratti che raccolgono i loro avanzi, e le auto si ritrovano improvvisamente in panne per i cavi elettrici rosicchiati.

Dal 2014 al 2018 le segnalazioni di ratti al comune sono aumentate del 38 per cento, da 12.617 a 17.353; nello stesso periodo è raddoppiato il numero di volte in cui gli ispettori sanitari hanno trovato indizi della presenza di ratti, passando da 16.315 a 30.874.

La città del futuro messa in ginocchio dai maledetti roditori, che infettano, portano malattie che non riesce a debellare, nonostante la tecnologia, la scienza, i soldi. Loro imperterriti si moltiplicano. Nel 2017 il sindaco Bill De Blasio ha lanciato un piano da decine di milioni di dollari per debellare la piaga dei ratti. Il progetto prevedeva l'installazione di centinaia di costosi bidoni a energia solare in grado di compattare la spazzatura e di impedire ai roditori l'accesso all'immondizia nei quartieri considerati più a rischio: Bushwick and Bed-Stuy a Brooklyn, The Grand Concourse nel Bronx, il Lower East Side, l'East Village e Chinatown a Manhattan.

Un altro aspetto centrale è infatti la modalità di raccolta dei rifiuti: a New York i sacchi della spazzatura restano in strada una notte intera prima di essere raccolti dai netturbini, e diventano un lungo banchetto per i ratti soprattutto nelle zone più affollate.

C'è stata anche una caccia al topo hi-tech, altro che vecchie trappole con la crosta di formaggio, un metodo che uccide gli animali con il ghiaccio secco: solo di recente l'Environmental Protection Agency ha dato luce verde e il nuovo sistema è stato usato sperimentalmente con successo in alcune aree della città. L'iniziativa impone inoltre ad alcuni grandi caseggiati di depositare la spazzatura sul ciglio del marciapiede alle prime ore dell'alba e non la sera come attualmente consentito. De Blasio ci aveva provato davvero e sul piatto aveva messo 32 milioni di dollari. Lui la guerra l'aveva dichiarata con tutti i mezzi. Ed era convinto di riuscirci: voleva ridurre del 70 per cento il numero di ratti. Oggi, invece, è tempo di un triste bilancio. E non resta che constatare che hanno vinto i topi. E l'allarme è anche ovviamente sanitario. Nel 2017 un'infezione batterica provocata da urina di topo causò la morte di un abitante del Bronx.

È una lunga convivenza, lo dimostrano anche le soluzioni creative che via via sono state escogitate.

A New York un'associazione, la Nyc Feral Cat Initiative, recupera colonie di gatti ormai selvatici, impossibili da adottare e che in città per alcuni cittadini rappresentano un fastidio, li cura li sterilizza e li reintroduce sul territorio. Alcuni di loro, i più adatti, vengono però destinati ad aree particolarmente affollate di topi. E così squadre di felini «pattugliano» gastronomie e negozi di alimentari ma anche concessionarie d'auto e persino alcuni spazi di una chiesa al Greenwich Village. Gli studiosi hanno osservato il comportamento e hanno capito che una mamma topo difficilmente figlierà in un ambiente popolato da gatti selvatici e puzzolente di urina ed escrementi.

A contribuire al problema un'associazione di proprietari di cani-cacciatori che si chiama R.A.T.S., Ryders Alley Trencher-fed Society, se non proprio autorizzata, almeno tollerata dalle autorità municipali, e chiamata all'occorrenza dai cittadini. Si tratta di cani, meticci ma soprattutto terriers, che hanno una naturale attitudine alla caccia dei piccoli animali infestanti.

Tra le cause principali della proliferazione dei roditori, c'è la gentrificazione, con la conseguente costruzione di nuove case: i lavori scavano e distruggono le tane, facendo emergere i ratti in superficie. Aiutano anche gli inverni più miti e quindi in ultima analisi il cambiamento climatico che ne facilitano la sopravvivenza e la riproduzione, mentre i turisti e i residenti a New York si mangia dappertutto spargono resti di cibo e rifiuti calorici che ingrassano i roditori. Come ha spiegato il roditologo Robert Corrigan, i ratti newyorkesi si sono adattati alla cucina locale: i loro cibi preferiti sono ciambelle, barrette di cioccolato, maionese e cetriolini.

Cittadini ormai, a tutti gli effetti.

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