Politica

Il no del premier smonta i teoremi del centrosinistra

Smentite le ipotesi che «Repubblica» sostiene da giorni. Unione prima spiazzata e poi imbarazzata, ma c’è anche chi non si arrende

Il no del premier smonta i teoremi del centrosinistra

Francesco Kamel

da Roma

L'intervista di Ubaldo Livolsi sul Corriere della Sera lunedì scorso aveva scatenato le ancestrali paure del centrosinistra su una scalata di Silvio Berlusconi al quotidiano della Rcs. Livolsi aveva parlato chiaro: tecnicamente la scalata «fa parte del gioco». Altrettanto chiaramente aveva smentito di operare per conto del Cavaliere. Ma la smentita è stata come «rimossa» da tutte le successive analisi politico-giornalistiche sul futuro di Rcs. E così, indossato l’emetto e affilata la baionetta, il centrosinistra ha scavato la trincea a difesa di via Solferino. Lancia in resta è partito ormai tre giorni orsono Giuseppe Giulietti, il deputato «apripista» di tutte le offensive dei Ds sull’informazione. Giulietti evocava subito la spectre azzurra: «Una sorta di pista azzurra internazionale destinata, se dovesse andare in porto, a rendere ancora più clamoroso il conflitto d'interessi del presidente del consiglio che ormai è diventato una vera e propria metastasi politica ed editoriale». In verità quella sortita non aveva avuto un gran seguito. Neppure il buen retiro di Capalbio vi aveva prestato attenzione. Ma Repubblica è sempre ineffabile e l’occasione di esibirsi nella teoria del complotto, specialità della casa, era ghiotta. Abili come sempre nel costruire trame, in Largo Fochetti si premuravano di fornire anche i materiali utili al caso. Pagine 4,5,6,7,8 e uno scampolo di Turani a pagina 17. Ecco il quadro: oltre al braccio finanziario Ricucci, e alla mente dell’operazione Livolsi, c'è il piano industriale. E poi? Dov’è la spectre? Eccola materializzarsi nelle sembianze dell'immobiliarista Coppola che sale in Mediobanca, c'è la «pista spagnola» che porta al partner editoriale straniero («Vocento, l'amico spagnolo che vuole conquistare El Mundo») ma c'è soprattutto lui, Silvio Berlusconi. Peppino Turani dice che «il sospetto che ci sia la voglia di spartire (a destra) El Mundo e Il Corriere della Sera viene spontaneo. A quelli di Vocento lo spagnolo El Mundo e agli amici di Silvio Berlusconi il quotidiano di via Solferino». Un pregevole mosaico in cui veniva incastonata anche l'intervista a Diego Della Valle che ha mandato un paio di messaggi. Il primo è che «il patto Rcs è ben saldo». Quindi è inutile sperare in tradimenti che possano favorire un'Opa ostile. Il secondo è che «la Consob deve verificare» le ipotesi di aggiotaggio in merito al titolo Rcs.
Letto il copione (Repubblica)il centrosinistra ieri mattina cercava di inscenare la propria parte. Ancora una volta ai blocchi di partenza scattava per primo lui, Giulietti, annunciando l’interrogazione parlamentare di rito. A ruota, ma bellicosissimo, Antonio Di Pietro. «Berlusconi deve smentire» sentenziava il Tonino da Montenero di Bisaccia. Sembrava un crescendo rossiniano ma, improvvisamente, Palazzo Chigi rovinava la festa con una smentita secca: l’Opa sul Corriere? «Fantasie e menzogne». E infine la domanda chiave di Berlusconi che per ora resta senza risposta: chi ha messo in piedi tutto questo?
La nota del presidente del Consiglio è un contropiede alla «Shevchenko». L’Unione viene colta sbilanciata in avanti. Tanto che Di Pietro, colto in fallo, si ricorda di esser stato un tempo pubblico ministero e butta la palla in tribuna: «La smentita non basta! Servono le prove». Riepiloghiamo: Di Pietro prima chiede la smentita, Berlusconi lo accontenta, e Di Pietro si rimette la toga e chiede le prove. L’Unione comunque, vista l’aria di cappotto, decide di buttarla «in caciara». Romano Prodi si dice ovviamente «preoccupato», la segreteria Ds interpreta lo spartito e perfino il misurato e prudente Pier Luigi Bersani dice che «le smentite di Berlusconi lasciano il tempo che trovano». Sarà il refrain di tutta la giornata e, alla fine, la chiosa migliore che riassume la vicenda della «scalata del Cavalire inesistente», viene dalla penisola iberica, dal gruppo Vocento, tirato in ballo da Repubblica in battuta di caccia sulla pista spagnola. Il portavoce Antonio Zarzalejos legge le cronache del partito unico dei giornali e commenta: «Voces que no tienen ni pies ni cabeza» Traduzione simultanea: voci senza capo né coda.
È agosto, il caldo mette le ali alla fantasia. L’unico che aveva acceso l’aria condizionata e aveva capito tutto è Fabrizio Cicchitto: «stiamo vivendo il più incredibile dei processi alle intenzioni. E comunque «è ormai evidente che per un certo establishment chi si avvicina alla Rcs avrà del piombo, evidentemente tipografico».

Evidentemente.

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