Politica

Nomadi killer e Vendola, il Corriere va all'attacco E Granzotto risponde...

Dopo l'articolo di Paolo Granzotto "I fratelli rom di Vendola uccidono un ragazzo a Milano", uscito sull'edizione cartacea di oggi, (leggi l'articolo), Pierluigi Battista in un video pubblicato sul Corriere.it ha attaccato il Giornale. Abbiamo chiesto al nostro editorialista di rispondere

Nomadi killer e Vendola, 
il Corriere va all'attacco 
E Granzotto risponde...

Dopo l'articolo di Paolo Granzotto I fratelli rom di Vendola uccidono un ragazzo a Milano (leggi l'articolo), Pierluigi Battista in un video pubblicato sul Corriere.it ha attaccato il Giornale. Abbiamo chiesto al nostro editorialista di rispondere.

Milano - C’è un nesso, si chiede Pierluigi Battista sul Corriere online, fra la politica, fra l’elezione del sindaco Pisapia e quattro "individui", così li chiama, che dopo aver svaligiato una tabaccheria uccidono un giovane milanese travolgendolo con l’auto che avevano rubata? No, non c’è. E non lo abbiamo mai sostenuto.

Eppure Battista dà per certo che nel commento a quel fatto di cronaca il Giornale quel nesso abbia dato per scontato. Battista è andato oltre, aggiungendo che essendo quegli "individui" degli zingari, avremmo addebitato la colpa di quanto è accaduto a Nichi Vendola, che gli zingari chiama fratelli e abbraccia. Una lettura un po’ superficiale dell’articolo incriminato, ma sufficiente per consentirgli di procedere a uno stucchevole sermoncino sulla correttezza politica e giornalistica. Potremmo rispondere: da che pulpito viene la predica, da un quotidiano che inzuppò il pane negli spezzoni domestici, familiari, delle intercettazioni per mettere alla berlina o, nella peggiore delle ipotesi, infangare la reputazione frotte di cittadini più o meno emeriti. Da un quotidiano che denunciò con toni inquisitori il nesso, il famoso nesso, tra Ruby Rubacuori e la politica delle riforme voluta da Berlusconi. Tutte cose che con la correttezza giornalistica – con la deontologia, per voler parlare alato – poco ci azzeccano. Potremmo, poi, sommessamente invitare Battista a leggerli, gli articoli che denuncia, senza che gli faccia velo l’appartenenza ideologica al querimonioso buonismo multiculturale e l’attrazione per Pisapia e Vendola. Il quale festeggiò quella milanese come la vittoria sulla paura degli zingari borseggiatori e ladri. Come la vittoria sul luogo comune degli zingari propensi alla criminalità. Come la vittoria, in sostanza, del sentimento di fratellanza con gli zingari, ch’egli volle addirittura abbracciare.

Il nesso forte, possente, fra la politica, fra le elezioni per il sindaco di Milano e gli zingari e la zingaraggine è dunque farina del sacco del pugliese con l’orecchino. Non nostra. E non è certo per nostra causa o volontà che all’indomani di quella appassionata dichiarazione d’amore, all’indomani della apoteosi del "nesso", gli sbaciucchiati fratelli zingari di Vendola abbiano rubato e ucciso.

Ridando corpo alla paura e confermando la triste verità del luogo comune.

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