Politica

Non c’è ricerca senza umiltà

Il valore della ricerca scientifica al servizio del progresso dell'umanità è stato esaltato dal Santo padre nel discorso in occasione dei dieci anni dell’Enciclica Fides et Ratio di Giovanni Paolo II. Benedetto XVI ha richiamato l’attenzione di noi scienziati su un punto di estrema importanza per la nostra attività; e cioè che la Scienza non deve avere l'arroganza di sostituirsi al Creatore. «Il facile guadagno o, peggio ancora, l’arroganza di sostituirsi al Creatore», ha detto il Pontefice, «svolgono a volte, un ruolo determinante nel deviare le ricerche scientifiche verso scopi pericolosi per l’umanità». «Ciò - aggiunge il Papa - non significa affatto limitare la ricerca scientifica o impedire alla tecnica di produrre strumenti di sviluppo; consiste, piuttosto, nel mantenere vigile il senso di responsabilità che la ragione e la fede possiedono nei confronti della scienza, perché permanga nel solco del suo servizio all'uomo». Sono parole di grande attualità. In questi ultimi tempi troppe persone si sono messe a parlare di Scienza senza avere al loro attivo scoperte e invenzioni tecnologiche. Persone che non hanno mai scoperto né inventato alcunché, diceva Enrico Fermi, non hanno alcun titolo per parlare in nome della Scienza.
Un vero scienziato non può dimenticare che questa grande conquista della Ragione - cui diamo il nome di Scienza - è nata da un atto di umiltà intellettuale; dal rendersi conto cioè che non basta essere intelligenti per capire la Logica di Colui che ha fatto il mondo. Motivo: il Creatore di tutte le cose visibili e invisibili è più intelligente di tutti. Ecco perché un vero scienziato non può illudersi di potere sostituirsi al Creatore. Per venire a capo della Logica che Lui ha usato per creare il mondo, c’è una sola strada: porGli domande. In modo rigoroso, una alla volta. E lavorare affinché le risposte ottenute siano riproducibili. Rigore e riproducibilità sono le due colonne della Scienza nata con Galileo Galilei nel cuore della Cultura Cattolica, per atto di umiltà intellettuale. Umiltà che non è un dettaglio banale, ma l'unico modo per capire come mai, nel corso dei diecimila anni dall’alba della civiltà a Galileo Galilei, a nessuna cultura era mai toccato il privilegio di scoprire una Legge Fondamentale della Natura. Il motivo - lo ripetiamo - è stato sempre quello dell’arroganza intellettuale: illudersi di potere decifrare il Libro della Natura senza mai porre una domanda al Suo Autore. Se bastasse il rigore logico-matematico per capire com’era l’Universo un decimo di miliardesimo di secondo dopo il Big Bang, non avremmo bisogno di costruire strutture gigantesche com’è la nuova macchina (Lhc, Large Hadron Collider) che entrerà in funzione tra pochi mesi al Cern di Ginevra: una pista magnetica lunga 27 km con enormi quantità di rivelatori mai prima da nessuno realizzati per riuscire ad avere una risposta alla domanda: com’era l'Universo un istante dopo il Big Bang? Oggi lo sa solo Lui. In futuro lo sapremo anche noi, grazie agli esperimenti di stampo galileiano che faremo al Cern. Nel discorso del Santo Padre c’è un richiamo alla distinzione tra Scienza e Tecnica.
Infatti è lo studio delle applicazioni delle scoperte che possono essere pro e contro i valori nei quali crediamo. Affinché le applicazioni delle scoperte restino «nel solco del suo servizio all’uomo» è necessario il senso di responsabilità presente nella Ragione e nella Fede. E infatti, insegna Giovanni Paolo II: «L’uso della Scienza non è più Scienza; ecco perché la Tecnica può essere pro e contro i valori della vita e della dignità umana». Vorrei chiudere ricordando che se non fossimo dotati di Ragione e di umiltà intellettuale non sarebbe stato possibile scoprire la Scienza, che è la più grande conquista della Ragione nella sfera immanentistica della nostra esistenza. La Fede è invece la più grande conquista della Ragione nel Trascendente. Insegna Giovanni Paolo II: «Scienza e fede sono entrambe doni di Dio. La Scienza ha radici nell’Immanente ma porta l’uomo verso il Trascendente».

Essendo noi l’unica forma di materia vivente dotata di Ragione, fa bene Benedetto XVI a richiamare l’attenzione della Scienza su questo privilegio che ci distingue da tutte le altre forme di materia vivente.
Antonino Zichichi

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