Roma

«Non hanno senso le critiche dei paladini del kebab»

L’introduzione una volta al mese dei menu regionali nelle mense scolastiche di Roma è stata invece criticata a sinistra con toni da guerra civile. «I menù made in Italy sono una trovata provinciale che riporta indietro Roma di decenni», accusa il consigliere Pd Paolo Masini, che aggiunge: «Mi aspetto che la Marsilio in futuro si opponga anche al fatto che Andrew Howe possa gareggiare con l’Italia o Balotelli giochi con la nazionale». La sinistra, dopo il caso della Pisacane, ha proprio il dente avvelenato contro l’assessore alla scuola Laura Marsilio. Quanto basta per sentire lei direttamente.
Assessore Marsilio, per cominciare, quali sono i dati delle mense scolastiche a Roma?
«Il Comune dà da mangiare ogni giorno a circa 150mila bambini e ragazzi, fra materne, elementari e medie. Sono 10mila le diete speciali (7mila per patologie, 3mila per motivi etnici e religiosi) e 740 le scuole con cucina. Solo l’8 per cento dei refettori riceve i pasti da fuori».
Ci parli ora di questi menù. Le lasagne alla bolognese sono piaciute ai bambini?
«Con il sindaco Alemanno abbiamo mangiato con loro. E tutti sanno che i bambini non hanno peli sulla lingua. Se una cosa non gli piace, lo dicono. Invece no, hanno vuotato il piatto in pochi secondi: “Buono, ce n’è ancora?”, hanno detto».
Chi ha scelto i piatti?
«Una commissione di chef altamente specializzati nella dieta mediterranea e nelle tradizioni gastronomiche italiane, che la stessa Unesco si appresta a riconoscere come un patrimonio naturale dell’umanità. Naturalmente i pasti sono cucinati in modo da essere appetibili ai bambini, calibrati rispetto all’equilibrio nutrizionale».
E l’alternanza delle regioni?
«Non è casuale. Risponde alla stagionalità dei prodotti, al clima».
E i bambini stranieri, abituati a casa magari al kebab o al cuscus, gradiscono i nostri piatti tipici?
«Penso proprio di sì. Del resto la cucina italiana è considerata la migliore del mondo. Non c’è Paese dove si mangi in modo così vario e piacevole come da noi. Inoltre nei nostri piatti ci sono anche ingredienti provenienti da altri paesi del Mediterraneo. Se guardiamo la cucina regionale, insomma, l’integrazione già c’è».
A proposito di integrazione, quali sono gli ultimi sviluppi all’elementare Pisacane, dove si contano il 90 per cento di bambini stranieri?
«Partendo da questo caso limite, avevamo sollecitato il ministro Maria Stella Gelmini a stabilire un tetto. Cosa che ha fatto con una circolare. Come Comune ne abbiamo fatta una pure noi. Si tratta di attuare un’equa ripartizione fra alunni italiani e no».
La sinistra capitolina contesta che così i bambini stranieri della Pisacane dovranno iscriversi in scuole lontane. Ma, al contrario, non venivano da quartieri lontani pur di iscriversi in via dell’Acqua Bullicante?
«È vero, si era creato un polo di attrazione per farne la scuola degli stranieri. Addirittura venivano dirottati apposta lì da altri istituti. Noi abbiamo un progetto del tutto diverso: gli stranieri della Pisacane verranno redistribuiti nelle scuole vicine. Magari a poche centinaia di metri. Il progetto è condiviso dagli stessi consiglieri aggiunti in Comune.

Anche gli stranieri, insomma, capiscono che stare tutti da una parte significa essere ghettizzati».

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