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"Non mi cacceranno: decidono gli italiani Un’inchiesta da Ddr"

Il premier al "Foglio": "L’ultimo giudice è il popolo degli elettori". E ai governatori di centrodestra intima: "Fuori l’Udc dalle giunte"

"Non mi cacceranno: decidono gli italiani Un’inchiesta da Ddr"

Berlusconi torna all’attacco ai giudici e all’opposizione. Ai governatori ha confidato: «Fuori l’Udc dalle nostre giunte». Ma l’affondo alle toghe è nell’intervista che il presidente del Consiglio ha rilasciato ieri al «Il Foglio» diretto da Giuliano Ferrara e di cui pubblichiamo ampi stralci. «Dalle cronache di questi giorni - dice il premier - si capisce che i pubblici ministeri e i giornali o i talk show della lobby antiberlusconiana, che trascina con sè un’opposizione senza identità propria, si muovono di concerto: si passano le carte, non si comprende in base a quale norma, come nell’inchiesta inaccettabile di Napoli. Oppure, come è avvenuto a Milano, scelgono insieme i tempi e i modi per trasformare in scandalo internazionale inchieste farsesche e degne della caccia spinonistica alla “Vite degli altri” che si faceva nella Germania comunista». Poi la confessione: «Io, qualche volta, sono come tutti anche un peccatore ma la giustizia moraleggiante che viene agitata contro di me è fatta per “andare oltre” me, come ha detto il professor Zagrebelsky al Palasharp». Infine una convinzione: «Non ce la faranno perché in una democrazia il giudice di ultima istanza è il popolo elettore».

«Dalle cronache di questi giorni si ca­pisce che i pubblici ministeri e i giornali o i talk show della lobby antiberlusconia­na, che trascina con sé un’opposizione senza identità propria, si muovono di concerto: si passano le carte, non si com­prende in base a quale norma, come nel­­l’inchiesta inaccettabile di Napoli; oppu­re, come è avvenuto a Milano, scelgono insieme i tempi e i modi per trasformare in scandalo internazionale inchieste far­sesche e degne della caccia spionistica alla “Vite degli altri” che si faceva nella Germania comunista». Con quale scopo? «Lo hanno scritto su tutti i giornali il professor Zagrebelsky, la signora Spinelli, il professor Asor Ro­sa e tanti altri: bisogna liberarsi di Berlu­sconi evitando il voto degli italiani, tutti rincretiniti secondo queste élites borio­se e antidemocratiche, e ci vuole dun­que una iniziativa, cito letteralmente, “extraparlamentare” che punti sul­l’emergenza morale per distruggere la sovranità politica che il popolo italiano non è degno di esercitare». «Stavolta c’è una coscienza pubblica diffusa dell’intollerabilità costituziona­le e civile di un siffatto modo di procede­re, il famoso golpe bianco, anche perché abbiamo un presidente che è un galan­tuomo, e allora ricorrono a quello che lei, caro direttore, ha chiamato “golpe morale”.È per questo che nel documen­to del Popolo della Libertà si parla di eversione politica. È un giudizio tecni­co, non uno sfogo irresponsabile». «Non ce la faranno, però, intanto per­ché c’è un giudice a Berlino, e io ho fidu­cia di trovarlo, e poi perché in una demo­crazia il giudice di ultima istanza, quan­do si tratta di decidere chi governa, è il popolo elettore e con esso il Parlamen­to, che sono i soli titolari della sovranità politica». «I padri costituenti avevano stabilito saggiamente che prima di procedere contro un parlamentare si dovesse esse­re certi, attraverso un voto della sua Ca­mera di appartenenza, che si era liberi dal sospetto di accanimento o persecu­zione politica. Era un filtro tra i poteri autonomi dell’ordine giudiziario e la so­vranità e autonomia della politica. Io ho già affrontato vittoriosamente decine di processi e affronterei serenamente qual­siasi altro processo. Da cittadino privato me la caverei senza problemi, con accu­se così ridicole. Ma io resisto perché, co­me sempre nella mia storia, l’attacco al mio privato è in realtà un attacco al ruo­lo pubblico che svolgo, alla mia testimo­nianza democratica». «Chi, come voi dite, predica una Re­pubblica della virtù, con toni puritani e giacobini, ha in mente una democrazia autoritaria, il contrario di un sistema fon­dato sulla libertà, sulla tolleranza, su una vera coscienza morale pubblica e privata. Io, qualche volta, sono come tut­ti anche un peccatore, ma la giustizia moraleggiante che viene agitata contro di me è fatta per “andare oltre” me, co­me ha detto il professor Zagrebelsky al Palasharp.

È fatta per mandare al potere attraverso un uso antigiuridico del dirit­to e della legalità, l’idea di cultura, di ci­viltà e di vita, di una élite che si crede senza peccato, il che è semplicemente scandaloso, è illiberalità allo stato pu­ro ». 

 

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