Cultura e Spettacoli

«Per non perdere la parte ho recitato con una mano rotta»

Los AngelesShia LaBoeuf è il nuovo re Mida di Hollywood. Il suo nome è difficile da pronunciare, la faccia è da ragazzino qualunque e il fisico non proprio da Hugh Jackman. Ma tutti i suoi film sono stati grandi successi - Holes, Disturbia, il primo Transformers, Indiana Jones 4 - e questo a Hollywood vale oro. Steven Spielberg, che ha prodotto o diretto tutti questi film, lo ha definito l’erede naturale di Tom Hanks.
Che differenza c’è tra il primo Transformers e questo?
«Michael Bay trova sempre il modo di fare qualcosa di più eccitante e spettacolare. Ma girare questo film è stato più difficile perché durante le riprese ho avuto un incidente e mi sono fratturato la mano sinistra. Per non far chiudere il set ho deciso di lavorare con la mano fasciata, un dettaglio per cui abbiamo ritoccato la trama. Ho rimandato l’intervento chirurgico a fine riprese, ma le dita sono ancora storte e dovrò tornare sotto i ferri».
Ha una deontologia professionale di ferro...
«Prendo il mio lavoro sul serio. Mi rendo conto di avere una fortuna incredibile».
Dove nasce questo senso di responsabilità?
«Forse dal fatto di avere avuto un’infanzia povera, in un quartiere malfamato. Papà era eroinomane e spacciatore part-time, mamma vendeva monili fatti in casa. Questo mi ha spinto a lavorare sodo fin da ragazzino...».
Come ha iniziato la sua carriera?
«Facendo cabaret nei club del quartiere. Per attirare l’attenzione parlavo di sesso, roba da adulti. Visto che nei club l’alcol viene portato via se c’è un minorenne sul palco, quando vai in scena hai un sacco di nemici perché molti sono lì solo per ubriacarsi. Quindi devi scioccarli con un linguaggio forte. Alla fine ridevano tutti perché vedevano questo bamboccio che parlava come uno scaricatore di porto».
Come è passato alla tv e poi al cinema?
«Con la faccia tosta. Ho sfogliato le Pagine gialle e ho chiamato il primo agente che ho trovato usando un accento da vecchio signore inglese: “Buongiorno, sono un manager e il mio cliente di 13 anni va molto forte in Inghilterra. È appena arrivato a Los Angeles, vuole incontrarlo?”. L’agente capì che ero un ragazzino, ma era intrigata lo stesso. Mi ricevette, mi fece un provino e mi mise sotto contratto. Sono ancora con lei».
Cosa ha rappresentato il successo per lei?
«Permettere a mia mamma di vivere in un quartiere tranquillo, senza problemi finanziari. E allontanare mio papà dalla droga: sul set di Even Stevens i minorenni dovevano avere un’accompagnatore, e ho ingaggiato papà per stare con me. Così ha potuto disintossicarsi».
Progetti?
«Dovrei girare Money Never Sleeps di Oliver Stone, il sequel di Wall Street con Michael Douglas.

Non sto nella pelle».

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