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Non è più l’Us Open di una volta. Ha vinto Glover

Era la settimana dell’Us Open, uno degli eventi più attesi da tutti i golfisti, era la settimana nella quale il Black Course di Bethpage - micidiale - doveva mettere alla frusta i migliori giocatori al mondo. Alla fine è stata una settimana memorabile per noi italiani ma non per l’Open: per lo straordinario successo di Manassero che, vincendo il British Amateur, è entrato nella storia del golf dilettantistico mondiale trascinandosi appresso tutto il golf italiano.
Ma a Bethpage... Tutto era pronto, dicevamo, per lo spettacolo, gli organizzatori per una volta si erano convinti a non presentare un campo «impossibile», com’è abitudine dei signori della Usga, a preparare il Black Course senza cattiverie, accontentandosi di quelle che già possiede di per sé. Ma stavolta a cambiar le carte in tavola ci ha pensato Giove pluvio che ha scaricato sulla zona acqua a catinelle per trenta giorni, con breve sosta illusoria prima del torneo per poi tornare ad inondarlo al limite dell’umano. Un Open sfalsato, con i fairways inzuppati che tenevano la palla senza farla schizzare nei rough adiacenti, green «stoppanti» e palle ferme all’atterraggio. Sì, il Black Course giocava più lungo del solito senza far rotolare la palla ma con gli attrezzi odierni non è la distanza a far paura ai concorrenti. Open sfalsato dalle continue interruzioni, dalle giornate sospese, dai ritorni in campo il giorno successivo per rimanerci 13-14 ore ed un finale addirittura di lunedì che sarebbe stato interminabile se solo ci fosse stato anche lo spareggio sulle 18 buche.
Ha vinto Lucas Glover, ventinovenne, ex dilettante di Walker Cup - non è poco! - e con una sola vittoria, il Funai Classic del 2005, e numero 178 al mondo a fine 2008. Ma poteva vincere anche Ricky Barnes, campione amateur degli Stati Uniti nel 2002 che dopo 42 buche si ritrovava con addirittura otto colpi di vantaggio e che era partito per le ultime 18 buche un colpo avanti a Glover. Bravi ragazzi che giocano più che bene, che un giorno magari saranno anche famosi, ma nel cuore del pubblico c’erano ben altri e senza pioggia magari... Phil Mickelson era il più papabile e desiderato da un pubblico che l’ha osannato per quattro giorni. Tiger cercava la doppietta consecutiva ma con 120 putt per i quattro giorni non si può andare lontani ed è arrivato 7°. David Duval, dopo un tunnel di sette anni ha rivisto la luce, ha ritrovato il suo palcoscenico ma ha dovuto chinare il capo e arrivare secondo con Phil e Barnes. L’Europa ha sognato con Ross Fisher, sempre più maturo e stavolta ottimo 5°. Anche l’Italia ci ha messo del suo con Francesco Molinari che, passato il taglio, è terminato 27° alla sua prima esperienza allo Us Open. Aveva detto di voler ormai giocare i major e non solo vederli in televisione: ora dopo lo Us Open lo aspetta l’Open Championship e lo Us Pga americano e con l’ingresso fra i primi 50 del mondo a portata di mano si apriranno anche le porte del Masters 2010.

Per noi più che bene, un po’ meno onestamente per l’albo d’oro dello Us Open anche se ha cambiato la vita al giovane Glover.

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