Varie

Il numero di zampe cambia. L'umile tenacia è uguale

di Stefano Filippi

Ci voleva l'ultimo addio a Iroso, il Generale Iroso, per riscoprire una verità semplice e dimenticata. Senza muli le battaglie non si vincono. Iroso era l'ultimo equino a portare la penna nera, arruolato nel 7° Reggimento alpini di Belluno, matricola 212, marchiata con il fuoco sullo zoccolo anteriore sinistro. Era il più «vecio» dei «veci»: classe 1979, è andato avanti a 40 anni, che corrispondono a 120 primavere per un uomo. Anni fa il ministero della Difesa lo voleva vendere assieme ad altri commilitoni a quattro zampe. Vendere, in realtà, è un eufemismo. Soltanto i titolari di macelli equini erano interessati a fare propri gli ultimi sopravvissuti delle truppe equestri.

Sorte crudele per il più fedele amico dell'alpino. Il quadrupede tira e tace. Possiede doti che farebbero la fortuna di molti bipedi dotati di uso della ragione ma sprovvisti di pazienza, tenacia, resistenza, capacità di obbedire. Gli alpini si ripetevano che dove transitava un mulo sarebbero riusciti a passare anche loro, fosse un sentiero di montagna o un lembo di ghiacciaio. Tra le penne nere e i loro muli il rapporto era cameratesco, rispettoso quanto esigente. La bestia non ha cervello ma forza, e il vigore è indispensabile in addestramento come in battaglia. Qualche «vecio» racconta ancora le imprese compiute a fianco dei loro animali, gli uni con lo zaino in spalla, gli altri aggiogati a trainare un mortaio, una mitraglia, un carico di vettovaglie o di tende per la notte.

Ma il macello per Iroso e i suoi compagni non rappresentava soltanto un'offesa alla memoria. Era uno schiaffo a tutto il Corpo, perché arrivava negli anni in cui i politici decisero di porre fine alla leva obbligatoria. Così la liquidazione delle reclute più recalcitranti diventava il simbolo della fine di una stagione, l'epoca della naja per tutti, dei 12 mesi indistintamente regalati alla patria. La ferma universale spariva e subentrava il servizio militare professionale. Truppe volontarie, selezionate, addestrate con cura, tecnologiche, dotate di cingolati e non più di zoccoli.

Calava il sipario su un periodo che per molti si sarebbe rivelato una scuola di vita e che oggi gli alpini, e non solo, vorrebbero fosse riproposto come servizio civile obbligatorio per lasciare il posto all'esercito degli specialisti. Trasformare Iroso in salume era come infilare nel tritacarne uno stile di vita. Un gruppo di alpini veneti vi si oppose, riscattò lui e i suoi compagni.

E oggi ogni penna nera li compiange, immaginandoli a pascolare nel paradiso dei muli, finalmente senza più cannoni da trascinare.

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