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La nuova Italia riparte da zero Ma la cura Brunel si vede già

La nuova Italia riparte da zero Ma la cura Brunel si vede già

ParigiCi voleva Jacques Brunel per capire che sotto sotto l’Italia aveva i numeri per battersela anche con i più forti. Al debutto stagionale nel Sei Nazioni, di fronte ai vice campioni del mondo l’Italia esce sconfitta. E fin qui nulla di nuovo. Finisce 30 a 12. Quattro mete di Rougerie, Malzieu, Clerc e Fofana ci tengono con i piedi per terra, ma dallo Stade de France l’azzurro non esce sbiadito. La cura Brunel ha il merito di trasformare l’idea che l’Italia ha del rugby. Con Mallett eravamo catenacciari senza contropiede. La missione di Brunel è invece quella di rivoluzionare l’atteggiamento degli azzurri e arrivare a dire che anche con il pallone tra le mani possiamo dire la nostra. Non sappiamo se ci riuscirà, di certo è sulla buona strada.
La novità dagli ottanta minuti contro i numeri 3 del ranking mondiale è proprio questa. Una squadra che attacca, che recupera i palloni che nella testa ha un’idea di gioco più chiara. Certo, ci sono le solite amnesie difensive che permettono a Rougerie di mettere subito la testa avanti. Ci sono i troppi falli che mettono sul piede di Yachvili i palloni per tenerci a distanza fino alla fine. C’è la solita mischia e c’è la solita difesa che con l’eccezione della meta di Malzieu concede il minimo sindacale. Ma è un’Italia che si diverte a trasformare il gioco per linee esterne e che trova in Burton il ritrovato protagonista dell’ultimo Sei Nazioni. E’ lui a gestire al piede il gioco azzurro e a rimetterci in linea di galleggiamento dopo l’iniziale vantaggio firmato dal mediano di Biarritz. Anche in difesa il numero 10 di Treviso offre un contributo di sostanza. E’ lui ad andare a riprendere Malzieu lanciato verso la meta. Con il pallone tra le mani pone più di un interrogativo alla prima linea di difesa francese. E poi c’è Botes, il sudafricano adottato dalla Marca trevigiana che veste di qualità il debutto in maglia azzurra. Gioca una ventina di minuti ma mostra la stoffa già vista in maglia biancoverde. Soprattutto in attacco. Anche se non può far nulla per cambiare il risultato sul tabellone: la Francia ormai è già troppo avanti.
Magari i galletti non sono di un altro pianeta, ma sono squadra di sostanza e candidata al ruolo di favorita in condominio con il Galles. Contro i galletti, l’Italia non difende e basta. Muove il pallone, cerca di fare la differenza nell’uno contro uno e nella trasformazione del gioco per linee esterne. Più fortuna e qualche distrazione in meno avrebbero dato al passivo dimensioni più contenute. Ma siamo solo all’inizio ed in prospettiva la sfida mostra che il materiale e le idee sulle quali sta lavorando Brunel sono di assoluta qualità. Può contare su una terza linea che non ha sfigurato davanti a Dusautoir, Bonnaire e a un sontuoso Picamoles. Sa che l’equilibrio che predica dentro e fuori dal campo può portarlo lontano e che non ci vorrà molto per far uscire questa squadra dal guscio.
Al di là del risultato, insomma, lo Stade de France lascia soprattutto questa sensazione. Tra una settimana la verifica, contro l’Inghilterra che nella sfida d’esordio va a battere a domicilio la Scozia (6-13) mostrando la mentalità vincente che le è propria nella tradizionale sfida per la Calcutta Cup. All’Olimpico si sfiorerà il tutto esaurito, che per il rugby equivale ad un altro fantastico colpo promozionale, l’ideale cornice per un altro passo in avanti nel gioco e magari, chissà, anche nella storia.

Sempre che prima o poi cambino anche i risultati.

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