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La nuova prezzemolina renziana ha tradito Letta e ora scuote il Pd

A 28 anni è la più giovane parlamentare e una presenza fissa dei talk show. È l'ultima stellina arruolata dal giglio magico

La nuova prezzemolina renziana ha tradito Letta e ora scuote il Pd

Girano le pale su Cernobbio, volteggia l'elicottero di Palazzo Chigi, Matteo Renzi si tuffa dal velivolo di Stato nel lago degli imprenditori. Il workshop Ambrosetti attende il premier, e il giorno dopo anche l'autodromo di Monza e la festa dell'Unità di Milano. L'unico impegno ufficiale, da presidente del Consiglio e non da tifoso Ferrari o capo partito, è il primo. E a Villa d'Este, raccontano cronache maliziose, il rottamatore si fa accompagnare dall'ultima stella spuntata nel suo firmamento personale: Anna Ascani, 28 anni, umbra, single, la più giovane deputata del parlamento italiano.

Qualcuno spiffera che la Ascani sarebbe scesa dall'elicottero presidenziale cinque minuti dopo il premier. Il quale dunque avrebbe offerto alla «nuova fiamma» un passaggio in volo, un sigillo di predilezione. Da Palazzo Chigi hanno smentito. L'onorevole ha fatto sapere con un paio di tweet che proveniva da Berlino, dove aveva partecipato al Mercator European Dialogue e soppo rtato i disagi degli scioperi Lufthansa. Ma a Cernobbio la giovane Anna c'era e ha registrato una puntata di Porta a porta sull'immigrazione e il diritto d'asilo. Sollevando qualche gelosia tra le «renzine» della prima e seconda ora presenti a Villa d'Este, come le ministre Maria Elena Boschi e Marianna Madia.

La Ascani è una «renzina» dell'ultim'ora, anche se mostra di tenere ancora qualche distanza. Lo scorso giugno, dopo la sconfitta ai ballottaggi, ha precisato di non essere «né renziana né antirenziana» ma «del Pd e basta» e ha rimproverato il premier: «Deve occuparsi di più del partito; se fai il presidente del consiglio non puoi fare anche il segretario».

Era lettiana e non ha mai risparmiato critiche alla scalata dell'ex sindaco di Firenze. Ma con Renzi, in realtà, ha parecchi punti in comune. È stata scout e non perde occasione di ripetere uno dei motti di Baden-Powell: «Cercate di lasciare questo mondo un po' migliore di come l'avete trovato». È figlia di un democristiano, Maurizio Ascani, che fu anche vicesindaco di Città di Castello (Perugia) alla fine degli Anni 80 in una giunta anomala guidata da un sindaco Pci.

Ancora. Si è fatta largo con le primarie. È giovane. È determinata e secchiona, come documentano le statistiche di Montecitorio: presente all'84 per cento delle votazioni elettroniche, rarissimamente (0,25 per cento) ha votato contro le indicazioni del capogruppo, ha presentato 7 proposte di legge come prima firmataria, ha sottoscritto fiumi di interpellanze, interrogazioni, mozioni. Il massimo sarebbe stato avere avuto i natali in Toscana, ma in fondo Città di Castello è a una manciata di chilometri dalla provincia di Arezzo, quella della ministra Boschi.

Insomma, era destino che Ascani finisse tra le braccia del premier-segretario. La cosa è avvenuta per gradi, perché il distacco dall'ala lettiana ha richiesto una certa elaborazione. Quella per Enrico Letta era stata una vera folgorazione. A 19 anni, con il diploma di liceo classico in tasca (voto 100), Anna scrive una mail al futuro premier piena di fervore annunciandogli di volere spendersi per la sua candidatura a segretario, e pochi mesi dopo ottiene il primo posto nella corrispondente lista alle primarie.

Un paio d'anni dopo, tra un esame e l'altro di Lettere e filosofia (110 e lode sia alla laurea triennale sia alla magistrale), entra nella segreteria regionale retta da Maria Pia Bruscolotti. A 23 anni le donne Pd dell'Umbria, feudo bersanian-dalemiano, la eleggono loro portavoce e il 29 dicembre 2012 arriva terza alle primarie umbre per la Camera. Nonostante la pioggia di ricorsi, quel risultato equivale a un seggio sicuro.

Il lutto ascaniano per la caduta del governo Letta è stretto. Ma Renzi nota ben presto la deputata dalla lingua sciolta membro della Commissione cultura che ogni mese regala mille euro di indennità parlamentare a qualche Onlus e si era messa a fare da tramite fra i precari della scuola e le Camere. Il suo sogno segreto, dice Anna Ascani, è quello di insegnare filosofia nel liceo classico di Città di Castello dove ha studiato. Nel frattempo, come la moglie di Renzi, si muove tra graduatorie e tirocini. Con un infortunio che l'ha avvicinata ulteriormente a Matteo. Perché anche lei a volte non la racconta giusta.

Qualche mese fa le è capitato infatti di dire che era già abilitata all'insegnamento; ma i grillini hanno fatto una verifica scoprendo che non era vero: si era iscritta al Tfa (tirocinio formativo attivo) come altre migliaia di aspiranti docenti senza però concluderlo. Lei ha dovuto ammettere di aver detto «una cosa imprecisa e sbagliata». Ha spiegato sulla bacheca Fecebook che si era tirata indietro; da parlamentare che si occupa di questioni scolastiche le era sembrato inopportuno, non voleva alimentare sospetti di favori o altro. Aggiunse che le era stata indirizzata una «gittata di fango che non si riserva a mafiosi, corrotti o ladri». Conoscevamo la gittata dei cannoni o dei missili, non del fango: per fortuna dei suoi futuri alunni, Anna Ascani vuole insegnare filosofia e non italiano.

Gaffe nella gaffe. Che però l'ha resa ancora più simpatica a Renzi che l'ha arruolata nella task-force per trattare con i sindacati degli insegnanti la riforma della «buona scuola». Il premier si fidava molto più di lei che del ministro Stefania Giannini. Voci del Transatlantico la vorrebbero addirittura già in corsa per il dicastero dell'Istruzione, dopo essere entrata nel totonomi come ministro dopo le dimissioni di Maria Carmela Lanzetta.

Invece che in cattedra, Anna è apparsa in tv. Si è rifatta il look, capelli stirati e tacco aggressivo, ed è entrata nel giro strettissimo delle prezzemoline che ruotano sulle poltrone dei talk show: la registrazione di Porta a porta di Cernobbio ha coronato il pellegrinaggio tra Unomattina e Quinta colonna , Di martedì e Matrix , Virus e Agorà , dove ha affinato la dote di far saltare la mosca al naso del leghista di turno.

Così, un passo dopo l'altro, senza sgomitare (non è nel suo stile composto e perbenino), la giovane democratica rampante è entrata nel giglio magico. Dove in realtà non ha trovato accoglienze entusiastiche. I rapporti più stretti sono con le deputate Simona Malpezzi, altra «pasionaria» della buona scuola renziana, e Alessia Rotta, responsabile comunicazione del Pd. Tutte e tre hanno recentemente firmato, con altri 41 colleghi di maggioranza, una lettera aperta a Renzi chiedendo che la parità scolastica diventi una realtà concreta.

Le altre seconde file delle quote rosa democratiche sono invece più fredde: Simona Bonafé, Alessia Morani, Pina Picierno, Alessandra Moretti. Per non parlare delle primedonne come le ministre Boschi e Madia, o Federica Mogherini, o la numero 2 del partito Debora Serracchiani. Tutte giovani, belle, eleganti, impegnate, presentissime in tv e gelosette delle «new entry» che si affacciano alla ribalta del partito.

E alle quali non perdonano certi distinguo.

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