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Nuova stoccata di Fini: "L'Italia è più credibile grazie alla magistratura"

All'indomani dello scoppio del caso Ruby, l'ex An si schiera a favore delle toghe: "La democrazia è più credibile grazie ai magistrati". Poi sull'inchiesta: "Nuova e triste vicenda che riguarda il premier"

Nuova stoccata di Fini: 
"L'Italia è più credibile  
grazie alla magistratura"

Messina - La stoccata arriva puntuale. Così come è arrivato puntuale, ieri, il nuovo agguato della procura milanese al presidente del Consiglio. A soli due giorni dalla bocciatura parziale del legittimo impedimento da parte della Corte Costituzionale e mentre ancora impazza il caso Ruby, il presidente della Camera Gianfranco Fini esce allo scoperto tornando ad elogiare il lavoro portato avanti dai magistrati: "Ora la democrazia italiana è più credibile". E nel merito dell'inchiesta sulla ragazza marocchina parla di "triste vicenda" del premier: "Rimarranno delusi i giornalisti se da me si attendono chissà quale polemica o chissà quali invettive".

La stoccata di Fini I tempi sono stretti. Nulla viene a caso. Prima la forzatura della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento. Poi le accuse al premier di favoreggiamento della prostituzione avanzate dal pm Ilda Boccassini nell'inchiesta sul caso Ruby. Tutto a stretto giro, appunto. Tempi che danno spazio al sospetto. Tanto che lo stesso Berlusconi accusa i magistrati di trattarlo peggio di un criminale. Tutto questo nel silenzio del presidente della Camera. Che, però, oggi è tornato a elogiare la lavoro della magistratura italiana. Lo fa da Messina, in occasione di una manifestazione pubblica al palazzo di Giustizia. "La democrazia italiana è più credibile grazie all’impegno dei magistrati - dice il leader di Futuro e Libertà - dimostrano i colpi inferti al terrorismo, alla mafia e al martiriologio delle toghe".

Aperto elogio alla magistratura Fini ha ringraziato i magistrati per il loro "lavoro quotidiano" e "per l’impegno che esprimono nello stare in prima linea". Secondo il numero uno di Montecitori, infatti, "la libertà si basa su un giudice che afferma il principio della legalità, altrimenti non c’è la libertà ma il predominio dell’arbitrio". Dopo che il presidente del tribunale Gianbattista Macrì aveva sottolineato le difficoltà in cui si trovano ad operare per la scarsezza di personale, il leader di Futuro e Libertà ha ribadito che "il ruolo dei magistrati è di primo ordine". E, per questo, "dimenticarlo significherebbe fare un torto al loro impegno e al loro sacrificio".

Il "no" alla riforma della giustizia Proprio per questo, secondo Fini, per la giustizia italiana la priorità non è tanto una "riforma normativa" quanto un intervento nei meccanismi amministrativi che permetta di realizzare il principio costituzionale di una giustizia celere.

Il presidente della Camera ha, quindi, auspicato che maggioranza e opposizione dialoghino indicando "uno o due obiettivi strategici" sui convergere, tra i quali dovrebbe esserci l’affermazione del "principio di legalità".

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