Un nuovo risorgimento ci liberi dal comunismo

A leggere i giornali si ha la sensazione che tutti diano consigli all’Italia; non solo gli Stati Uniti, ad alcuni invisi, ma l’Ue, la Germania e altri ancora sia pure in forma sottintesa. Sembra che il nostro Paese meriti la altrui tutela, pena la interdizione; un bambino o un giovanotto ritardato non meriterebbero uguali cure. I consigli e gli ammonimenti riguardano l’invadenza della politica governativa negli affari economici, la partecipazione alla guerra contro il terrorismo e l’impegno militare e politico nelle zone calde. Due sono le ipotesi: o gli «altri» si sono messi di accordo per censurare il comportamento politico e militare dell’Italia, per trame occulte, comunque tendenziose; o l’Italia merita tutte queste attenzioni e preoccupazioni. La tentazione di optare per la seconda ipotesi è grande; in ogni caso entrambe portano alla conclusione che l’Italia è sempre più sola, sempre più provinciale, sempre più bisognosa di simpatia. Prodi se la ride, beato lui e D’Alema che ha la responsabilità della rappresentanza dell’Italia all’estero, anche da vicepremier, si comporta sempre più come un vitellone felliniano. Più che sulle sue proposte di statista egli crede di poter contare sulla scena del mondo grazie al fascino della sua intelligenza sofistica e sprezzante.
Gli è sufficiente esibirsi davanti a una platea di pescatori urlando al telefono: Hello, Condy, per presumere e per far credere agli altri di avere libero accesso ai palazzi internazionali del potere. Egli confonde il garbo diplomatico di cui è oggetto per approvazione della sua politica. La sinistra estrema in agguato che muove i pupi della politica italiana al potere denuncia così la sua profonda incapacità di governo. Non abbiamo qui possibilità di misurare tutto il desolante isolamento e il regresso del nostro Paese nelle classifiche degli Stati che contano; ma chi legge la stampa straniera o ha possibilità di vivere all’estero trae solo da qualche successo in campo calcistico - e non sempre! - motivo di sperare ancora nella nostra presenza almeno su alcuni titoli di giornale. Ma l’autorità di uno Stato, la fama di una Nazione che fu interprete e testimone della Rinascenza europea non possono essere sostenute coi piedi. Abbiamo bisogno di un nuovo risorgimento che liberi l’Italia dal peso di essere, dei Paesi democratici occidentali, il più comunista. Purtroppo dalla caduta del fascismo a oggi il comunismo ha goduto di una forte egemonia nel governo del nostro Paese, in forme se non sempre esplicite, sommerse. A contrastarlo si rivelò insufficiente un Centro che oggi si vorrebbe resuscitare; per ridare all’Italia il suo decoro e la sua autonomia il Centro non basta.

Occorre mettere da parte ogni ambizione personale sproporzionata, voltare pagina e concorrere tutti a dimostrare che l’Italia può ancora camminare da sé.

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