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«Occorre un nuovo motore per far crescere il no profit»

L'ad di Banca Prossima (Intesa): «Le imprese hanno grandi potenzialità ma c'è bisogno di patrimonio»

Gian Maria De Francesco

Dottor Marco Morganti, amministratore delegato di Banca Prossima, qual è stata la performance dell'istituto nel contesto di mercato dell'economia sociale?

«I risultati sono stati molto positivi e anche il mese di ottobre sta andando molto bene. Il mondo dell'economia sociale è stato coraggioso durante la crisi e non ha mai smesso di investire. Anche i trend di medio-lungo periodo sono positivi, ma ora si sente il bisogno di quella parte che il terzo settore non riesce a fare».

Qual è la priorità?

«Lo strumento che manca è una buona capacità di interventi in equity per il rafforzamento patrimoniale delle imprese non profit che si trovano nella situazione paradossale di avere grandi capacità gestionali, ottimi bilanci e una prateria di opportunità che non riescono a sfruttare o perché hanno un patrimonio leggero oppure perché l'indebitamento è pesante. È un difetto genetico delle imprese sociali che hanno bisogno di venture capitalist perché ci sono grandi partite da giocare sul terreno dall'evoluzione del welfare dalla forma pubblica al privato sociale. Il terzo settore opera nei servizi socio-assistenziali o in quelli educativi ricercando il bene pubblico e la massima accessibilità. È un peccato non farlo crescere, perciò è ora di avere un grande player per gli investimenti in equity».

Come state pensando di intervenire?

«Basterebbe ispirarsi alle esperienze estere. In Francia c'è un fondo da 100 milioni e altri che stanno per essere avviati con la collaborazione diCaisse des dépôts. All'estero esistono vere strutture finanziarie che si occupano di fare equity nel sociale. In Italia oltre a non avere questi fondi abbiamo un welfare costoso ma anche tante cooperative sociali in grado di poter svolgere quei servizi al meglio».

È questo che intende per «finanza d'impatto»?

«È la condivisone del risparmio di spesa pubblica nella conversione da economia pubblica a economia privata sociale. Questo risparmio è più grande dove, da una parte, c'è una macchina pubblica costosa e che spreca e dove, dall'altra parte, ci sono imprese sociali performanti».

Ripeterete l'esperienza dell'obbligazione sociale?

«Con l'obbligazione sociale si chiedeva ai risparmiatori di acquistare titoli emessi da Intesa Sanpaolo a rendimento ribassato. L'idea non era quello di deprimere l'investitore ma di dare l'opportunità diretta di trasferire al 100% la differenza di rendimento alle organizzazioni del terzo settore. Si formava una provvista in Banca Prossima che la trasformava in prestiti su cui praticava uno sconto leggermente superiore alla rinuncia dell'investitore: un punto di rendimento in meno a fronte di 1,1 punti di risparmio sul tasso dei prestiti. Quel bond ha raccolto 45 milioni e ha aiutato la nascita di imprese sociali sostenibili. È uno strumento potente, è il nocciolo dell'intervento sociale con la finanza, ma i tassi troppo bassi ora non consentono di ripetere l'esperienza».

Cosa intende quando parla di right price e di just price?

«In Banca Prossima valutiamo il rischio in maniera più appropriata e la deviazione di almeno metà degli utili al Fondo di garanzia ci aiuta a ridurre la rischiosità dei prestiti. Dunque la contraddizione tra prezzo di mercato (right price) e funzione sociale è solo apparente: applichiamo ai prestiti un just price, un prezzo che nel suo farsi, grazie al diverso modo di fare mercato dell'azionista (Intesa, Fondazione Cariplo, Compagnia di San Paolo, Fondazione Cariparo), diventa un prezzo capace di fare inclusione. Il prezzo di mercato, il tasso di mercato sono una convenzione, le comunità hanno la forza di batterlo. Noi abbiamo prestato a comunità e parrocchie a tassi che non si applicano nemmeno a multinazionali tripla A».

Quali sono le prospettive future di Banca Prossima?

«Stiamo lavorando su vari cantieri di progetti a impatto sociale dove il rendimento è rappresentato in misura parziale o totale dal risparmio che si determina a vantaggio della pubblica amministrazione. Ad esempio, sulla valorizzazione della frazione umida dei rifiuti. Sono progetti sostenibili, abbiamo dimostrato che si possono realizzare.

Il terreno è dissodato».

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