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"Oggi mi sento come un bambino, ma le vere emozioni sono altre..."

Siena Pippo Inzaghi, che a Siena ha festeggiato sventolando una maglia preparata ad hoc con il «300» sulla schiena il trecentesimo centro da professionista, crede nei corsi e ricorsi del destino: «Mi sento un po’ un bambino. Oggi festeggio un traguardo che mi riempie di orgoglio. Sulla maglia volevo scrivere: «grazie a voi», perché volevo ringraziare i compagni, le squadre, tutti quelli che mi hanno aiutato ad arrivare a questa cifra, poi il destino è incredibile, perché il primo gol quando ero al Leffe l’avevo fatto al Siena e oggi chiudo il conto proprio contro i bianconeri, 300. Questo traguardo è certamente una bella soddisfazione, anche se gli scudetti e le Champions conquistati con il Milan sono stati un’altra cosa a livello di grandi emozioni». Il bomber rossonero gioisce per la rotonda vittoria, ma l’ha trovata meno agevole di quanto il punteggio potrebbe far pensare: «Non è stato un successo facile, il Siena è tosto ma stavolta noi eravamo davvero molto concentrati. Abbiamo recuperato giocatori importanti e se siamo al completo il Milan è davvero una bella squadra. Siamo consapevoli che il terzo posto a questo punto dipende solo da noi e faremo di tutto per raggiungerlo».
Raggiante per la vittoria e il record di Inzaghi, ma dispiaciuto per l’infortunio a Abbiati, è Adriano Galliani: «Ho chiamato il presidente del Consiglio e gli ho chiesto se per caso ha un antidoto contro la malasorte. Lui per ora mi ha risposto di no.L’infortunio sembra serio, con molte probabilità si tratta della rottura del legamento crociato del ginocchio destro (altri parlano di distorsione con interessamento dei legamenti, ndr), un problema grave che, se confermato, lo costringerà fuori per almeno sei mesi. Peccato perché il giocatore stava attraversando un ottimo periodo. Comunque abbiamo fiducia in Dida. Nulla di preoccupante invece per Kakà, che è uscito a metà della ripresa per un pestone al piede sinistro, quello già dolorante. Inzaghi? È semplicemente fenomenale, ha un fiuto per il gol incredibile e quando arriva la primavera esce dal letargo e si scatena. L’anno scorso fece dieci reti in cinque partite, quest’anno già a quota cinque in due soli incontri. Speriamo che migliori ulteriormente». Giusto il tempo per ribadire che Ancelotti resterà al Milan anche per la prossima stagione e poi Galliani chiude seccamente anche la polemica con Mourinho: «Noi non parleremo più di lui né dell’Inter e gradiremmo che loro facessero la stessa cosa». Quanto alle voci di un passaggio di Beckham al Tottenham nel 2009/10, Adriano Galliani ironizza: «Fino a giugno David gioca con noi e poi, al 99,99 per cento, torna al Galaxy, contro il quale giocheremo in amichevole ad agosto».
In perfetta sintonia con l’ad è Carlo Ancelotti: «La stagione dell’Inter? No comment. Quella del Milan, ad oggi, non è invece né esaltante né soddisfacente. La definirei sufficiente, se si considera che abbiamo avuti una pioggia di infortuni importanti che ci hanno privato per lungo tempo di pedine fondamentali, cito fra tutti quello di Nesta e quello odierno di Abbiati. Meno male che in quel ruolo c’è una riserva di lusso come Dida, che ci dà piene garanzie». Cos’ha frenato il Milan quest’anno? «Abbiamo subito troppi gol. Comunque ora proveremo ad agganciare la Juve al secondo posto. Il mio futuro? Sono al Milan da otto anni, non c’è nulla di nuovo. E se Florentino Perez ha un debole per me, come dicono, sarà un problema suo quando verrà eletto presidente del Real Madrid», sorride il tecnico rossonero. Che aggiunge: «Oggi abbiamo giocato abbastanza bene nel secondo tempo, mentre nel primo eravamo contratti e sbagliavamo molto. La squadra comunque sta crescendo fisicamente e bisogna migliorare ancora per concludere bene la stagione. La maglia celebrativa di Inzaghi? È stata una sua iniziativa che ha colto di sorpresa anche noi, l’aveva preparata di nascosto». Pato è un giocatore in grado di raggiungere a fine carriera quota trecento gol? «Bella domanda - risponde Ancelotti. - Pato ha qualità tecniche e atletiche straordinarie, forse anche superiori a quelle di Pippo, ma è anche vero che l’astuzia e l’istinto non si insegnano né si imparano, sono doti naturali.

Certamente però Pato ha tutti i numeri per diventare un grandissimo attaccante».

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