Olio di palma e deforestazione selvaggia Controlli più rigidi a tutela dell'ambiente

È il grasso alimentare più usato al mondo e copre il 35% dell'intera produzione mondiale di oli vegetali. Lo ritroviamo in moltissimi prodotti confezionati, biscotti e brioche, grissini e cracker, patatine fritte, snack al cioccolato, gelati, dadi. E non sono che pochi esempi. L'olio di palma, ricavato dall'albero Elaeis guineensis, spremendo la polpa del suo frutto rosso, poi raffinato, schiarito e deodorato chimicamente, è finito nel ciclone delle polemiche internazionali per le deforestazoni che stanno cambiando volto all'Indonesia e alla Malesia, vista la crescente richiesta. Singapore è da mesi avvolta in una costante cortina di nebbiaa causa degli incendi utilizzati per distruggere la foresta tropicale e far posto alle nuove piantagioni di palma.E così, per la prima volta, visto il crescendo di notizie, che da molti mesi sta demonizzando l'olio di palma, l'Aidepi (Associazione delle industrie della pasta e del dolce italiane), dopo aver proposto una vasta campagna per l'impiego di olio di palma sostenibile e certificato, ha promosso un appuntamento pubblico per raccontare la sua posizione in merito a questo ingrediente, usato dalle aziende del settore dolciario per i propri prodotti e intorno al quale si sono diffuse paure e dubbi per la salute dei consumatori, anche per il contenuto di acidi grassi saturi che, se abusati, potrebbero portare a un innalzamento del colesterolo e al pericolo di malattie cardiovascolari. La maggior parte dei nutrizionisti sostiene, però, che l'olio di palma non va demonizzato. Bisogna certamente tenere sotto controllo le quantità consumate, come deve accadere con qualsiasi altro alimento che contiene grassi saturi. «Con il supporto di esperti nutrizionisti e ricercatori in ambito medico-scientifico abbiamo voluto raccontare la nostra verità su questo ingrediente, con l'obiettivo di fare chiarezza e tranquillizzare i consumatori. La volontà di investire su questo ingrediente, tutelando l'ambiente dei Paesi che lo producono - spiega Mario Piccialuti, direttore di Aidepi - ci ha spinto anche a sostenere la nascita dell'Unione italiana per l'olio di palma sostenibile, un network di aziende e associazioni, non solo legate all'alimentare, che si impegnano a collaborare con i governi e le associazioni, affinché ci siano controlli più rigidi nella filiera per tutelare l'ambiente.

Siamo così pronti a fare quanto in nostro potere per utilizzare questa materia prima accompagnata dalla migliore certificazione possibile».FdM

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