Politica

Opposizione addio, è l'era dei tribuni

L'assenza di leader politici veri ha lasciato campo libero ai predicatori dell'odio contro il premier, che ora spingono l'Italia verso la guerra civile con toni da Santa Inquisizione. Così la Boccassini non è più un pm: è la dea purificatrice

Opposizione addio, è l'era dei tribuni

Addio politica, questo è il tempo dei tribuni. Mi­chele Santoro, Barbara Spinelli e Marco Travaglio danno appuntamento al popolo giacobino il 13 feb­braio davanti al tribunale di Milano. Qui si sta an­dando verso un punto di non ritorno. Questa è una piazza diversa. Non è quella politica. Non è sindaca­le. Non è la società civile. È la piazza dei predicato­ri, quelli che hanno fatto dell’antiberlusconismo un’ideologia. Lo scontro a questo punto è radicale. Bersani, Fini, D’Alema, Veltroni, Vendola, Di Pie­tro, Casini non sono più i leader dell’opposizione. Pagano un vuoto di leadership e personalità. Il ri­schio ora è che l a politica torni ostaggio di quello che avviene in Procura. Comunque vada a finire sarà una cicatrice che ci porteremo nel futuro. Montecchi o Capuleti. L’Italia sarà dinuovoque­sto. Torna inmente ilmo­nologo finale di Mercu­zio: «Maledette le vostre due famiglie. Avete fatto di m e carne per vermi». Il potere si riconosce dai gesti. Rosy Bindi è se­duta dentro l’anfiteatro di «Anno Zero», sta spie­gando la strategia futura del Pd. C i crede. È ottimi­sta. Non si preoccupa di chi sarà il candidato pre­mier. Questo - dice - non è fondamentale. Santoro la ascolta. Fa una smor­fia. Scuote la testa e con u n gesto della mano l a li­quida, interrompendola. L’immagine è quella di un leader di partito che sorvola, u n po’ infastidi­to, sulle sciocchezze di una peones. Il potere si riconosce dalle parole, d a u n s ì o d a u n no. Il ventre d i Napoli nasconde di tutto. Qual­cuno pensava che Bassoli­no era stato inghiottito dai rifiuti. È bastato scava­r e u n po’ per ritrovarselo ancora lì, con il sorriso d i sempre. S i v a a votare per le primarie e spunta il suo candidato. S i chiama Coz­zolino e d è vincente. Im­barazzo. Sorpresa. Be­stemmie. Sembra che il voto sia taroccato. S i rac­conta di cinesi in fila ai seggi del Pd. Cozzolino ­si grida - h a imbrogliato. Che fare? Saviano c i pen­s a s u e poi f a sapere: van­n o annullate. È tutto sba­gliato, è tutto da rifare. Bersani un minuto dopo si mette sull’attenti: fac­ciamo come dice Savia­no. E così sia. Cosa accade quando i tribuni prendono l a piaz­za? Non si ragiona più di democrazia, m a l a logica diventa quella della guer­r a civile. I tribuni non v o­gliono semplicemente mandarea casa Berlusco­ni. Non credono nel voto. Nonci credono perché ri­tengono che il corpo del­­l’Italia sia corrotto. È in­cancrenito. Bisogna fare piazza pulita di tutto il berlusconismo. Il Cava­liere è lo specchio della parte sporca del Paese. Come scrive D e Magistris sul Fatto non è più temp o d i mezze misure. Chi non s i schiera è u n collabora­zionista. L a questione in­sommaè diventata antro­pologica. Questa è l a piaz­za dei puri, gli altri sono gli appestati. Serve u n Ar­mageddonche divida i vi­vi e i morti. L a piazza dei tribuni vuole l a fine d i u n mondo. La democrazia non basta per realizzare tutto questo. Serve l a «giu­stizia ». Qualsiasi mezzo è morale s e serve a ripulire questo pezzo di terra. L a Boccassini, come una fu­ria rossa, non è più solo u n pm, m a una dea purifi­catrice. Esagerato? Sareb­b e bello s e non fosse così, m a l a morte della politica ci sta facendo scivolare ogni giorno di più verso questa dimensione. Il P d cercava u n Papa stranie­ro, verrà commissariato da una confraternita di Savonarola e dagli angeli del giustizialismo. I tribuni non teorizzano tutto questo. Non sem­pre, almeno. Ma il loro modo di ragionare parte da qui. Sono cose che ti urlano i n faccia a microfo­ni spenti. Saviano, da qualche tempo, h a preso anche lui i voti. Non è più l o scrittore che h a raccon­tato Gomorra. È il santo dell’antimafia. E qui c’è il salto di qualità, la prova che stiamo andando ver­so la metapolitica. L a le­galità è un valore, non una religione. L a legalità non ha bisogno di santi.

Quando la folla va nelle piazze dei tribunali d i so­lito si porta dietrounafor­ca.

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