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Però ora lo sputtanatore è sputtanato

Per quanto infimo, lo spettacolo di Spatuzza è stato utile. I pm speravano in una bomba atomica umana, invece il pentito si è autodisinnescato. Adesso con quale credibilità cercheranno di incriminare il premier? Farsa di quart'ordine, la giustizia fa fiasco

Però ora lo sputtanatore è sputtanato

Meno male che Spatuzza il Calvo è arrivato, ha parlato, circondato da paraventi e scorte per innalzarne il mito. E invece di scoppiare come una bomba atomica, più modestamente si è sgonfiato come una rana. Non è per masochismo, e neanche per digerire l’ortica che qui si fanno queste considerazioni. L’Italia è stata sputtanata, e questo non va bene. Ma lo spettacolo infimo di venerdì ha evitato che fosse infilata gelatina di tritolo sulle colonne portanti di questo Paese. A voler essere pignoli, qualche candelotto è finito sotto le toghe in un posto che se ci pensate vi viene in mente, ma non è che la cosa addolori, anzi ci pare educativa.
Insomma, tenendo in vista il bene primo che è quello della giustizia, è stato positivo che il pentito Gaspare Spatuzza si sia esibito in uno show in mondovisione. In quelle ore di scempio della verità e della decenza, i pm di Palermo, Firenze, Milano, Reggio Calabria e chissà di quante altre procure hanno dovuto esibire il loro automa degli orrori quando non era ancora programmato a puntino. La famosa bomba atomica umana è stata tolta troppo presto dal laboratorio sotterraneo dove dinanzi a lei (a lui, a Spatuzza) si inchinavano dotati di pandette, cacciaviti e transistor i migliori pm democratici del Paese. Non era avvitato bene, ha fatto fiasco, è restata molto a lungo accesa la miccia, ma invece del fungo di un’Hiroshima italiana che avrebbe dovuto bruciare Berlusconi, Dell’Utri, Forza Italia e quindi tutto il Popolo della libertà, si è risolta in un crepitio di minchiate. Anzi una bomboletta di quelle che i ragazzi seminavano a Carnevale e chiamavano puzzole. Già ieri Chiocci e Zurlo le hanno messe in fila sul Giornale. Non c’è bisogno di ripetere.
C’è però una dichiarazione molto interessante uscita venerdì a caldo. Persino più istruttiva delle fandonie di Spatuzza. L’ha pronunciata il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. Un uomo onesto. Anch’egli ha avuto a che fare con Spatuzza. Intende promuoverlo a collaboratore con tutti i crismi. Allora perché ha dichiarato con qualche pena: «La cosa strana è che quel collaboratore sia stato presentato al dibattimento ancora prima che venisse chiusa l’indagine»? Come dire: doveva rimanere più a lungo nel laboratorio, la fretta è cattiva consigliera.
Be’, noi diciamo: viva la fretta. In questo caso ha giovato alla verità. Per la prima volta infatti è accaduto qualcosa che assomiglia alla parità tra accusa e difesa. Come in America, come dovrebbe essere in un mondo civile. Così il pentituzzo ha dovuto esporsi al vento del dibattimento senza aver prima finito il lavoro di ripescaggio, incollaggio e moquettatura nel segreto delle stanze dove incontrava i pm. Lì accade che le verbalizzazioni tirino in ballo chiunque, gente ignara, e tutto questo finisce come Parola di Dio sui quotidiani, dove appositi cronisti si comportano come scrittori incaricati di stendere la Bibbia, e l’accusato resta lì ignaro, senza poter far altro che essere linciato mentre l’imputazione di mafia e di strage si gonfia, si razionalizza, prende volumi di carta, entri nel cervello della gente, si allarghi da una città all’altra, da un’indagine madre ad una indagine figlia, cugina, nipote, in un intreccio che quando poi si arriva al momento della verità, che dovrebbe essere il processo, è ormai una foresta amazzonica di pietra, che soffoca e schiaccia chiunque osi penetrarla per vedere di che cosa è fatta. Impossibile. Se dici: ma questa è la realtà rovesciata, sembri tu il pazzo. Ma come? Lo ha sentito o no il famoso giudice Pinco, il terribile magistrato Pallino, il formidabile pm Caio. Sono giunti da una capo all’altro dell’Italia e hanno concluso che il pentito è perfetto, ogni tessera del mosaico è al posto giusto. La verità del pm oscura qualunque orizzonte, è tanto massiccia che nessun avvocato difensore riuscirà a spostarla neanche di un millimetro.
Invece venerdì no. Venerdì si è visto. Spatuzza aveva solo due nomi e il resto era pappetta, il colore blu del cappotto, date malcerte. L’unico riscontro dato è che la Standa di Palermo sta a Brancaccio. Dicendo: la Standa è Berlusconi. Fantastico. Mi ricordo (se permettete) di aver assistito a un’udienza del processo Dell’Utri, ancora negli anni 90, in cui un altro pentito sosteneva che quella Standa era di Craxi. Sul serio. Ma non è questo il punto. Il punto è che Spatuzza ribalta tutto quello che era stato confezionato da altri pentiti, i quali avevano consegnato, scortati dai pm, una precedente foresta amazzonica inestricabile, assolutamente oscura, e dunque accettata in blocco.
Una verità totalmente diversa da quella di oggi. Ma se osavi dire di no, eri impiccato come filomafia. Da chi? Ovvio: dagli stessi pm che oggi come nulla fosse si atteggiano ancora a divinità televisive, pontificano, sono certi di aver incastrato Berlusconi, ma loro non fanno neanche un minimo mea culpa. Penso ad Antonio Ingroia, l’amico del cuore di Marco Travaglio, il quale sigillò la verità sulle stragi facendo bere a noi tutti come fosse acqua di fonte il liquame fognario di altri pentiti consacrati dal bacio della giustizia e la cui versione fu ritenuta ovviamente riscontrata, provata, provatissima, oltre-ogni-ragionevole-dubbio, che consentì la condanna dopo tre livelli di giudizio di gente che invece non c’entrava, e di certo comunque i fatti non erano andati come stabilito prima nelle stanze delle procure e poi trasferita senza una scalfittura nelle aule dei Tribunali. Un dubbio, un ragionevole dubbio, no, eh? Che professionalità è questa, che poi ha fatto promuovere questa gente che ci ha propinato come oro colato la merda fusa?
L’altro giorno a Torino il gioco è stato impossibile perché prima che l’indagine fosse chiusa - come ha lamentato Grasso -, l’automa in fase di esperimento ha fatto plof. Vogliamo vedere se come e quando la procura di Firenze o quella di Milano o di Palermo emetteranno un avviso di garanzia a Berlusconi e Dell’Utri per le stragi qualcuno penserà siano cose con un minimo di credibilità. Ma no che non ce l’hanno.
Una considerazione ancora. I pentiti sono stati importati, eccetera. Sottoscrivo tutto. Ma non è possibile che fare due nomi cambi la vita di una persona con la benedizione dello Stato più che aver compiuto due stragi e assassinato 40 persone a sangue freddo. E dopo descriva il suo cammino mai usando la parola dolore, amarezza, lacerazione, ma solo dicendo: bellissimo. Bellissimo un corno.

Poco bello per fortuna anche per gli stregoni delle procure a cui l’alambicco è stato portato via e versato in Tribunale prima che fosse in grado di uccidere davvero a tradimento.

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