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Ornella Vanoni, la Signora non perde il gusto di sognare
Cesare G. Romana
da Milano
È Ornella Vanoni, e chi se no, la «bellissima ragazza» che nellomonima canzone, clou dun nuovo tenerissimo album, ritrova se stessa tra il flusso dei ricordi e gli spigoli del presente: in quel «sentimento nuovo», lieto come «un entusiasmo antico», che fa sì che un artista abbia sempre ventanni, diceva Orio Vergani, e preserva la maturità dal tramutarsi in vecchiaia.
Insomma non è necessario che Una bellissima ragazza, in uscita domani, sia il migliore tra i cinquantatré album fin qui realizzati da Ornella: conta semmai la serenità adulta e insieme giovane, la nozione della realtà sempre vigilata dalla capacità di sognare, lo stupore adolescente e tuttavia lesperienza di vita che ne garantiscono la lieve, sorridente magia. Il «messaggio»? Eccolo: in questa vita «fatta di zucchero e di sale/di pioggia e fango asciutto/di giorni vuoti e carnevale/cè una bellezza in ogni cosa», canta Ornella in Buona vita, rivolgendosi alla nipotina Camilla, che canta con lei, come ad un suo doppio da aiutare ad accogliere il privilegio di vivere. E in un poetico bilancio passa ad analizzare la propria esistenza, governata da un cuore «spremuto a fondo, ridotto allosso», che «però si è preso tutto, si è dato tutto/e non ha patito mai la fame», dice. Una vita nella quale ha sempre trovato posto la precarietà e la necessità dellamore (Gli amanti), la «dolce meccanica dei corpi» e tutto il resto. E pazienza se il protrarsi di questa vita, a Ornella Vanoni, appare quello duna susperstite, «perché tali siamo io e Gino Paoli: troppi amici se ne sono andati, De André, Endrigo, Bindi, da ultimo Lauzi e Bardotti, intorno a noi si fa il vuoto».
E tuttavia, anche così, vivere è pur sempre una bella avventura. Certo è difficile ritrovarsi «sempre in prima linea con un mondo/che non mi somiglia in niente», epperò è bello e possibile «lasciare il mio nido e volare»: ché cè la musica, la poesia, il canto, le pagine sempre aperte del sogno.
In tutto ciò la Vanoni autrice - «ho lavorato davvero tanto» - imprime allalbum la sua riconoscibilissima mano, affiancata da ospiti come Paolo Fresu e Mario Biondi, con la produzione impeccabile di Mario Lavezzi e coautori come Renato Zero, Ron, Carlo Fava, Pacifico, Bungaro, Grazia di Michele, Zenobi, Avogadro e il capoverdino Teofilo Chantre. Il risultato è un album, lo si è detto, pieno di serenità «e anche di dolcezza», puntualizza lei. Perfino insolito per unartista che siamo abituati a vedere come unanima tormentata: «Va be, lo ero - ammette Ornella - e molto: le passioni sono sempre tormentose, e io sono una che vive di passioni. Ma poi si cambia, ti passano accanto amori che potrebbero essere ma ormai è tardi, come dico in Bene così, e tuttavia ti ritrovi più chiara, con un bisogno di divertirti che comunichi al tuo pubblico, che si diverte con te. Credo lo si intuisca anche dal mio modo di cantare: lhai trovato cambiato?».
Sì - le dico -: più lieve, diretto, fresco. Senza birignao e senza enfasi. Lei ne è contenta: «Pare anche a me», conferma. E perciò questa nuova Vanoni appare la naturale evoluzione di quella degli ultimi tour: quello dedicato agli anni Sessanta riproposti nel loro côté più scanzonato, e quello, due anni interi, con Paoli, tutto garbo e ironia. E il prossimo? «Partirà il 30 ottobre da Cattolica, venticinque date prima di Natale e poi altre, Torino, Milano, Bologna, Roma, Firenze, Venezia e così via, sai comè, i costi di uno spettacolo sono lunghi da ammortizzare». Anticipazioni? «Ci sarà una scenografia molto carina, nata da una mia idea, e spero che il tutto sia divertente».
da Milano
È Ornella Vanoni, e chi se no, la «bellissima ragazza» che nellomonima canzone, clou dun nuovo tenerissimo album, ritrova se stessa tra il flusso dei ricordi e gli spigoli del presente: in quel «sentimento nuovo», lieto come «un entusiasmo antico», che fa sì che un artista abbia sempre ventanni, diceva Orio Vergani, e preserva la maturità dal tramutarsi in vecchiaia.
Insomma non è necessario che Una bellissima ragazza, in uscita domani, sia il migliore tra i cinquantatré album fin qui realizzati da Ornella: conta semmai la serenità adulta e insieme giovane, la nozione della realtà sempre vigilata dalla capacità di sognare, lo stupore adolescente e tuttavia lesperienza di vita che ne garantiscono la lieve, sorridente magia. Il «messaggio»? Eccolo: in questa vita «fatta di zucchero e di sale/di pioggia e fango asciutto/di giorni vuoti e carnevale/cè una bellezza in ogni cosa», canta Ornella in Buona vita, rivolgendosi alla nipotina Camilla, che canta con lei, come ad un suo doppio da aiutare ad accogliere il privilegio di vivere. E in un poetico bilancio passa ad analizzare la propria esistenza, governata da un cuore «spremuto a fondo, ridotto allosso», che «però si è preso tutto, si è dato tutto/e non ha patito mai la fame», dice. Una vita nella quale ha sempre trovato posto la precarietà e la necessità dellamore (Gli amanti), la «dolce meccanica dei corpi» e tutto il resto. E pazienza se il protrarsi di questa vita, a Ornella Vanoni, appare quello duna susperstite, «perché tali siamo io e Gino Paoli: troppi amici se ne sono andati, De André, Endrigo, Bindi, da ultimo Lauzi e Bardotti, intorno a noi si fa il vuoto».
E tuttavia, anche così, vivere è pur sempre una bella avventura. Certo è difficile ritrovarsi «sempre in prima linea con un mondo/che non mi somiglia in niente», epperò è bello e possibile «lasciare il mio nido e volare»: ché cè la musica, la poesia, il canto, le pagine sempre aperte del sogno.
In tutto ciò la Vanoni autrice - «ho lavorato davvero tanto» - imprime allalbum la sua riconoscibilissima mano, affiancata da ospiti come Paolo Fresu e Mario Biondi, con la produzione impeccabile di Mario Lavezzi e coautori come Renato Zero, Ron, Carlo Fava, Pacifico, Bungaro, Grazia di Michele, Zenobi, Avogadro e il capoverdino Teofilo Chantre. Il risultato è un album, lo si è detto, pieno di serenità «e anche di dolcezza», puntualizza lei. Perfino insolito per unartista che siamo abituati a vedere come unanima tormentata: «Va be, lo ero - ammette Ornella - e molto: le passioni sono sempre tormentose, e io sono una che vive di passioni. Ma poi si cambia, ti passano accanto amori che potrebbero essere ma ormai è tardi, come dico in Bene così, e tuttavia ti ritrovi più chiara, con un bisogno di divertirti che comunichi al tuo pubblico, che si diverte con te. Credo lo si intuisca anche dal mio modo di cantare: lhai trovato cambiato?».
Sì - le dico -: più lieve, diretto, fresco. Senza birignao e senza enfasi. Lei ne è contenta: «Pare anche a me», conferma. E perciò questa nuova Vanoni appare la naturale evoluzione di quella degli ultimi tour: quello dedicato agli anni Sessanta riproposti nel loro côté più scanzonato, e quello, due anni interi, con Paoli, tutto garbo e ironia. E il prossimo? «Partirà il 30 ottobre da Cattolica, venticinque date prima di Natale e poi altre, Torino, Milano, Bologna, Roma, Firenze, Venezia e così via, sai comè, i costi di uno spettacolo sono lunghi da ammortizzare». Anticipazioni? «Ci sarà una scenografia molto carina, nata da una mia idea, e spero che il tutto sia divertente».
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