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OROLOGI

di Marco Lombardo

Ad un certo punto Alice chiede a Bianconiglio «per quanto tempo è per sempre?», e la risposta riassume tutto l'universo: «A volte, solo un secondo». Se ci fermiamo, basta un attimo per capire che Lewis Carrol non aveva inventato una favola, ma spiegato l'essenza di quello che siamo. Per questo il tempo abbiamo dovuto cercare di catturarlo, non potendolo fermare. E per farlo serviva uno strumento meraviglioso che ci conforti nella nostra inutile continua rincorsa al passato.

All'inizio fu una meridiana, poi una clessidra, fino ad arrivare agli apparecchi da polso che sono arrivati ai giorni nostri, diventando anche qualcosa in più di un semplice contenitore di lancette. Come sempre capita nella storia dell'umanità, ogni scoperta ha mille padri e andando a cercare su internet scoprireste che per l'orologio da polso ce ne sono almeno quattro: Abraham-Louis Breguet che nel 1810 ne produsse uno Carolina Murat, Regina di Napoli e sorella di Napoleone, ma di questo è rimasto solo un foglio di ordine; Patek Philippe, che lo fece in oro nel 1868 e questo almeno è ancora oggi nel museo della casa; Girard-Perregaux, che nel 1880 fu incaricato da Guglielmo I di svilupparne una fornitura per la marina militare tedesca, però questo non fu mai indossato da nessuno; Louis Cartier, che nel 1904 ne inventò uno per l'aviatore Santos-Dumont, impossibilitato a leggere quello da tasca durante il volo.

Chiunque sia stato il progenitore, ha contribuito comunque ha creare un oggetto diventato simbolo di fascino e di precisione, con materiali e opere ingegneristiche che ne fanno un desiderio assoluto. Così, in queste pagine, ne potrete ammirare qualcuno dei più belli in circolazione e se vi fermerete ad osservare bene anche solo per un secondo, avrete conferma quanto dura «per sempre».

Quant'è ovvero eterna la bellezza.

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