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Osteoporosi e menopausa: a settempre arriva il biofarmaco contro le fratture

Al Congresso europeo di Valencia ( Spagna) presentati i nuovi studi a 5 anni sul Denosumab che ne dimostrano efficacia, sicurezza e aderenza al trattamento: una iniezione sottocutanea ogni 6 mesi

Quelle più a rischio sono le donne, magre e in età da menopausa. L'osteoporosi è in agguato e la fragilità delle ossa aumenta il rischio di fratture.
La popolazione femminile alla fine dell'età fertile, secondo gli studi europei, è colpita nel 30 per cento dei casi da questa malattia dello scheletro e nel 40 per cento va incontro appunto a fratture.
L' «epidemia silente», come è stata definita dall'International Osteoporosis Foundation, ne provoca in Europa 3,79 milioni, di cui 900 mila del femore e costa al continente oltre 36 miliardi annui. Solo in Italia si parla di 270 mila fratture l'anno, di cui oltre 90 mila del femore che costano più di un miliardo di euro.
Al recente Congresso europeo sull'Osteoporosi di Valencia è stato anche tracciato un identikit della vittima ideale di questo male: oltre alla massa corporea ( più si è magri più si è fragili) ha importanza lo stile di vita sedentario, l'assunzione di fumo e alcool, oltre a ipertensione, ipertiroidismo e anche depressione.
Una «Carta di rischio» è stata elaborata ad ottobre dal Congresso mondiale sull'Osteoporosi, con l'indicazione dei comportamenti utili per contrastare questo rischio.
É importante, ad esempio, che in particolare le donne assumano calcio e vitamina D, scegliendo alimenti come latte, salmone, alici, ricotta di mucca, frutta secca e verdura a cappuccio.
Secondo gli esperti il rischio è da prevedere in particolare se c'è una familiarità della malattia e se si assumono farmaci che potrebbero influire negativamente, come i cortisonici.
Ma anche senza indicazioni di rischio i medici di base dovrebbero consigliare gli accertamenti ad hoc sulla densità e qualità ossea almeno intorno ai 65 anni.
In Italia, intanto, sta per arrivare a settembre un farmaco biologico capace di rafforzare le ossa.
Si chiama Denosumab, è stato approvato a maggio dall'Agenzia europea per i medicinali (EMEA) ed è già disponibile in 12 Paesi Ue, negli Usa, in Canada e in Australia.
Nuovi studi a 5 anni sull'efficacia, la sicurezza e l'aderenza al Denosumab sono stati presentati ai 5.500 partecipanti del Congresso di Valencia.
Il biofarmaco, che nel 2009 è stato inserito dal «Time» nella classifica delle 10 più importanti scoperte scientifiche dell'anno, si presenta come uno strumento importante contro questa malattia.
Secondo lo studio Freedom su 7.800 donne in postmenopausa con osteoporosi, il farmaco prodotto dalla bio-società californiana Amgen, produce un aumento continuo della densità minerale ossea e quindi previene fratture osteoporotiche vertebrali, non vertebrali e del femore. Si sta ora valutando su 4.550 donne l'efficacia e la sicurezza di Denosumab a lungo termine, fino a 10 anni.
I risultati di un altro studio biennale, Daaps, hanno dimostrato che il 92,4 per cento delle pazienti preferisce questo farmaco, somministrato ogni sei mesi con iniezione sottocutanea, all'assunzione settimanale di compresse per via orale di alendronato, il bisfosfonato utilizzato comunemente.
Il Denosumab è stato scelto per un trattamento a lungo termine dal 91,2 per cento della 250 donne in menopausa arruolate.
«Il problema dell'aderenza alla cura - spiega il professor Umberto Tarantino, ordinario di Malattie dell'apparato locomotore dell'Università di Roma Tor Vergata- è uno dei più importanti nella cura dell'osteoporosi. Troppo spesso non si raggiunge l'efficacia terapeutoca perchè i trattamenti sono troppo brevi e saltuari per essere efficaci. Ecco perchè questo nuovo farmaco ha ottime prospettive: oltre ad avere una buona azione e meno effetti collaterali rispetto al trattamento classico, la somministrazione semestrale rende più facile la prosecuzione della cura per tutto il tempo necessario».
Tarantino, direttore del Dipartimento Chirurgia e U.O.C.

Ortopedia e Traumatologia del Policlinico di Tor Vergata, spiega che questo nuovo farmaco dovrebbe essere passato dal servizio sanitario e «potrebbe essere usato in molte altre patologie, soprattutto tumorali, che incidono sulla struttura ossea».

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