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P3, Cosentino interrogato: "Ho chiarito Non ho tentato di screditare Caldoro"

Oltre due ore di interrogatorio per l’ex sottosegretario all’economia, indagato per i reati di associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta P3. Cosentino: "Ho chiarito tutto". Ghedini: "Cesare non è il premier". Berlusconi assicura: "Vergognosa montatura"

P3, Cosentino interrogato: "Ho chiarito 
Non ho tentato di screditare Caldoro"

Roma - "Penso di avere chiarito tutto quello che c’era da chiarire. I magistrati sono stati gentili e disponibili". Oltre due ore di interrogatorio per l’ex sottosegretario all’economia Nicola Cosentino da parte della Procura di Roma. Cosentino, che si è dimesso da sottosegretario due giorni fa, è indagato per i reati di associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta P3. Mentre nell'interrogatorio del 10 luglio Pasquale Lombardi, uno dei principali indagati nell’inchiesta, avrebbe spiegato di essersi interessato al cosiddetto lodo Alfano "per acquisire meriti" con Berlusconi.

Cosentino davanti ai pm Nessun complotto contro l’attuale governatore della Regione Campania Stefano Caldoro. Nessun tentativo di gettare fango con attività di dossieraggio per far saltare la candidatura di Caldoro alla presidenza della Regione. L’ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino lo ha detto ai magistrati romani oggi nel corso di un interrogatorio durato quattro ore: "Non ho in alcun modo tentato di screditare Stefano Caldoro". "E' anche quello che ha detto a me e a Berlusconi", ha commentato Caldoro aggiungendo che la sua candidatura "è stata scelta da Berlusconi e sostenuta da tutto il Pdl".

Le accuse a Cosentino Cosentino è indagato per associazione per delinquere finalizzata alla violazione della legge Anselmi sulla costituzione di società segrete. In particolare, gli viene contestato il tentativo di ostacolare la candidatura dell’attuale governatore della Campania, tentativo caldeggiato dal gruppo capeggiato da Flavio Carboni, l’imprenditore sardo arrestato nelle scorse settimane assieme all’ex esponente della Dc campana Pasquale Lombardi e dall’imprenditore Arcangelo Martino. Un presunto complotto messo in atto, secondo l’accusa, con un attività di falsi dossier che avrebbero dovuto mettere in difficoltà Caldoro e far saltare la sua candidatura a favore dello stesso Cosentino. Un complotto che Cosentino nega fermamente. "Quando io ho preso il Pdl in mano in Campania - ha detto Cosentino dopo essere stato interrogato a Roma - eravamo opposizione in tutte le realtà locali, con me siamo ora al governo nelle principali realtà. Pensate che uno con questo ruolo e con questa forza si metta ad operare dei dossieraggi per fare cosa? Per screditare un candidato che io ho voluto insieme a tutto il partito e a tutti gli eletti? Mi pare pura fantasia". Tra gli episodi contestati a Cosentino anche le pressioni alla corte di Cassazione per anticipare l’udienza sulla discussione in merito alla misura cautelare emessa nei confronti dell’ex sottosegretario dalla procura di Napoli. Peri magistrati le pressioni sarebbero state esercitate sui magistrati per conto della presunta associazione segreta nel tentativo di salvare la candidatura di Cosentino alla presidenza della regione Campania.

Bagarre per le parole di Capaldo Intanto molti esponenti del Pdl criticano pesantemente l’intervista che il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ha rilasciato a Repubblica. Il ministro Sandro Bondi e il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri parlano di "condanna e sentenza preventive". "E' come se, prima ancora della conclusione delle indagini e del pronunciamento dei giudici si potessero anticipare valutazioni di condanna di natura politica e morale", afferma Bondi. E Gasparri gli fa eco: "E' inaccettabile che il pm Capaldo, titolare di un’inchiesta ancora in corso, quindi tutta da verificare, si lasci tentare da velleità di protagonismo mediatico rilasciando interviste in cui emette sentenze basandosi solo su valutazioni di carattere politico".

Lombardi e l'interesse per il lodo "Con riferimento alla vicenda del giudizio di costituzionalità relativo al cosiddetto Lodo Alfano ho tentato di interessarmi per acquisire meriti con il capo del mio partito, onorevole Silvio Berlusconi, affichè potesse ritenersi che ero in grado di arrivare anche ai giudici della Corte Costituzionale". Lombardi ha ammesso al gip di "aver contattato il presidente emerito Cesare Mirabelli, ma lui oramai non conta più nulla. Il giudice donna al quale si fa riferimento nella conversazione del 30 settembre 2009 è stata segnalata dal partito Pdl, ma non ne ricordo il nome". L'ex giudice tributario ha poi confermato "gli incontri svoltisi in casa dell’onorevole Verdini ai quali hanno partecipato anche l’onorevole Dell’Utri, l’onorevole Caliendo ed il giudice Miller. Non ricordo della presenza di Martone (ex avvocato generale della Cassazione ndr). In quelle occasioni non abbiamo parlato dell’ imminente giudizio di costituzionalità del cosiddetto Lodo Alfano, ma soltanto della candidatura per la presidenza della Regione Campania". Infine Lombardi ha negato che "l’interessamento al giudizio di costituzionalità del Lodo Alfano sia stato posto in corrispettivo con i vertici del partito della candidatura dell’onorevole Cosentino".

Ghedini: "Cesare non è Berlusconi" "Come era facile intuire il nome 'Cesare' non si riferisce affatto a Berlusconi", precisa il legale del premier, Niccolò Ghedini, spiegando che "dall’esame degli atti, così come riportato anche da alcuni quotidiani, in una intercettazione fra Carboni e Martino, si legge testualmente che 'Cesare' è a Catania e rientra sabato. Si indica poi che possa rientrare venerdì sera e che non sarebbe andato al Congresso. Il Martino ipotizzava altresì di fare andare da lui il Cesare'. Da tali indicazioni del tutto sconnesse dagli impegni del Presidente Berlusconi e da un controllo degli impegni dei suoi spostamenti tutti documentati, si è potuto acclarare che pacificamente mai si è recato in Catania in quella settimana". Secondo Ghedini, è "quindi del tutto evidente che Cesare è da individuarsi in altro soggetto e ciò fa irrimediabilmente venir meno tutte le illazioni prospettate in questi giorni".

La candidatura di Caldoro La candidatura a governatore della Campania di Stefano Caldoro non fu imposta da Berlusconi ma individuata in piena sintonia con il partito su scala locale. Questa la precisazione contenuta in una nota del coordinamento regionale del Pdl della Campania. "Pieno accordo con quanto affermato dal presidente Caldoro - si afferma nella nota del partito guidato in Campania da Nicola Cosentino - in merito alla scelta della sua candidatura vincente da parte di Berlusconi. Ma, per amore di verità, si precisa che il Presidente Berlusconi non ha mai, in nessuna occasione, imposto nomi. Le candidature di tutti i governatori alle elezioni regionali sono state scelte dal premier, ma sempre in piena condivisione con le classi dirigenti locali".

"Ciò - sottolinea la nota - è valso sia nel caso dell'onorevole Cosentino, la cui candidatura era stata promossa dagli eletti del PdL della Campania (sindaci, presidenti di Provincia, parlamentari), sia, dopo il passo indietro del coordinatore regionale, per la candidatura dell'onorevole Caldoro".

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