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P3, i pm: "Cesare? Non è usato per Berlusconi"

I magistrati romani che si occupano dell'inchiesta sul presunto comitato d'affari: "Con quel soprannome gli indagati non si riferivano sempre al premier". E quindi non è prevista la convocazione per il Cavaliere. Nelle carte si ribadisce il "ruolo centrale di Dell'Utri". Domani interrogato Caliendo, lunedì Formigoni

P3, i pm: "Cesare? Non è usato per Berlusconi"

Roma - Cesare non è uno, sono tanti. I pm che indagano sulla presunta associazione segreta ribattezzata "P3", che avrebbe ruotato attorno al senatore del Pdl Marcello Dell’Utri, non credono che dietro il misterioso nome "Cesare" a cui si riferivano più volte gli indagati ci sia il premier Silvio Berlusconi. Lo ha detto oggi una fonte giudiziaria, aggiungendo che Berlusconi non sarà ascoltato come testimone nell’inchiesta. Secondo quanto riportato da diversi media, nell’informativa dei carabinieri ai magistrati sulla vicenda della cosiddetta P3 compare diverse volte il riferimento a un "Cesare", considerato il beneficiario degli interventi dei componenti del presunto "comitato d’affari", accusato di aver tentato, tra l’altro, di pilotare appalti e decisioni di giustizia e di costruire campagne diffamatorie.

La P3 Del gruppo, secondo gli inquirenti, farebbero parte tra gli altri il discusso imprenditore Flavio Carboni, due sottosegretari del governo di centrodestra e il coordinatore del Pdl Denis Verdini. L’ipotesi avanzata dall’informativa, hanno detto i media, è che "Cesare" fosse lo stesso presidente del Consifglio. Per i magistrati romani, però, "Cesare non è una persona precisa", ha detto la fonte. "Non è Berlusconi, è un termine generico". Berlusconi, ha aggiunto la fonte, non sarà ascoltato come testimone nell’ambito di uno spezzone dell’inchiesta relativo al presunto tentativo di impedire la candidatura di Stefano Caldoro (poi eletto) a presidente della Regione Campania alle ultime regionali, attraverso un dossier sulle sue preferenze sessuali. La richiesta di ascoltare Berlusconi era stata avanzata da Franco Coppi, legale di Verdini.

Il ruolo di Dell'Utri Ai magistrati, però, dicono le fonti, sembra che il ruolo preminente nella P3 fosse quello di Dell’Utri, amico storico e collaboratore da decenni di Berlusconi, contattato per il suo peso da Verdini e dagli altri indagati. Il senatore sarebbe invece estraneo al filone d’indagine da cui è nata l’inchiesta P3, cioè quello relativo ai presunti appalti pilotati per l’eolico in Sardegna. Intanto, sul tavolo del titolare dell’inchiesta romana, Pellegrino Capaldo, è giunta la relazione della Banca d’Italia sul commissariamento della banca che faceva capo allo stesso Verdini, il Credito cooperativo fiorentino. Secondo gli inquirenti, alcuni episodi della vicenda su cui si è concentrata l’attenzione di Bankitalia avrebbero rilievi penali.

Interrogatori Infine, si annuncia per domani alle 18 in procura l’interrogatorio di Giacomo Caliendo, il sottosegretario alla Giustizia indagato anch’egli per associazione segreta, e le cui dimissioni vengono chieste dall’opposizione.

Lunedì invece sarà la volta del presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, in qualità di testimone, per la vicenda relativa al presunto tentativo di influenzare la decisione della giustizia amministrativa sui ricorsi elettorali presentati a Milano prima delle Regionali.

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