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Padri di biciclette

Telai su misura e pesi piuma, la Ciclomania è una vera arte

Padri di biciclette

Un tempo avere una bicicletta era davvero un lusso, oggi la bicicletta è molto più semplicemente Luxury. Da oggetto di riscatto sociale e ricostruzione di un Paese messo in ginocchio dalla guerra, a simbolo di una nuova stagione che ha proiettato la bicicletta in un ambito che l'ha elevata ad oggetto di culto, molto trendy e assolutamente glamour. È uno dei nuovi simboli del benessere, nei Paesi anglosassoni è a tutti gli effetti il new golf. Strumento di svago e benessere, per uno stile di vita slow e a contatto con la natura.

La vera ricchezza? Il tempo. Avere la possibilità di dedicare parte della propria giornata a se stessi, a quello che più si ama fare. Coccolarsi con qualcosa di salutare e benefico per lo spirito e la mente: se con una bicicletta è ancora meglio. Il mondo della bicicletta ha coronato con un successo senza precedenti la sua scalata più difficile: quella all'Olimpo degli oggetti di culto che la finanza dei ricchi si strappa a peso d'oro. Catterton, fondo di private equity nato dalla partnership fra Catterton, Lvmh e il gruppo Arnault, ha comprato qualche mese fa la maggioranza della cicli Pinarello, le biciclette di Treviso nate nel 1952 sono quindi finite in vetrina, accanto agli altri prodotti del gruppo del lusso transalpino, come gli abiti di Dior e lo Champagne Moet et Chandon.

Molto cool anche le De Rosa, uno dei marchi più conosciuti al mondo, in particolare in Giappone. «Due anni fa abbiamo realizzato una bici che abbina comfort e cx (penetrazione aerodinamica, ndr), ma anche e soprattutto una linea esclusiva e personale, che da a De Rosa qualcosa di speciale», spiega Cristiano De Rosa, amministratore delegato dell'azienda creata dal papà Ugo nel 1953, che ricorda e sintetizza così le caratteristiche del suo prodotto di alta gamma nato da un matrimonio eccellente tra l'azienda di Cusano Milanino e la SK Pininfarina. «Oggi queste biciclette (De Rosa SK Pininfarina, ndr) devono essere prodotti di assoluta tecnologia, - spiega Cristiano De Rosa - ma gli appassionati chiedono sempre di più l'eccellenza, l'unicità di un prodotto che dia anche identità. Prodotti che possono stare tranquillamente in un museo di arte moderna o in un negozio del lusso, come capita da tempo anche ai nostri prodotti». Poi c'è lui, il maestro di Cambiago, Ernesto Colnago, 85 anni compiuti a febbraio e celebrati con un gioiello di alta tecnologia e design: la Ottanta 5, che è l'evoluzione diretta della C60, la bicicletta made in Italy più apprezzata al mondo. «È la nostra C60 con il vestito della festa dice Ernesto Colnago, il maestro di Cambiago, che il carbonio l'ha portato per primo nel ciclismo -. Ne abbiamo prodotte un numero limitato di soli 85 esemplari - per soli pochi cultori (costo oltre i 12 mila euro): tutte vendute nel giro di una settimana. Sono state esposte in musei e in negozi nel triangolo della moda ci racconta lui , ma quello che conta non è tanto o meglio solo la sua linea, che in ogni caso è importante, ma la sua matrice tecnica. La sua solidità e soprattutto la sua sicurezza. Spesso si parla di biciclette leggere. Si valutano solo le bici per il loro peso: io dico che la più importante è la sicurezza. E le garanzie che questi prodotti devono dare».

Sicurezza anche nel successo. Il telaio di base è il C60, già conosciuto e apprezzato dai corridori professionisti delle squadre sponsorizzate dalla Colnago (la UAE Emirates, team arabo diretto da Giuseppe Saronni e la Gazprom, ndr). Una struttura rigida quanto serve, grazie anche alle sezioni abbondanti e al rinforzo interno. Un telaio realizzato a mano e che può essere fatto anche su misura, ovviamente.

Se De Rosa è vicino a Pininfarina e Colnago richiama il carbonio e il mito di Enzo Ferrari che nell'88 spinse l'Ernesto a puntare su questo prezioso materiale, c'è anche una linea firmata Bugatti, meno conosciuta ma altrettanto apprezzabile. Linee moderne e aspetto unico per una bici che tenta di affiancarsi, nell'immaginario degli affezionati al marchio, alle belve a quattro ruote che infiammano la passione degli automobilisti di tutto il mondo.

Prodotta e disegnata da PG pesa soli 5 kg: una bici da città che si avvicina anche alle migliori bici da competizione.

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