Politica

«Un Paese umiliato»

Pubblichiamo l’intervento del presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, pronunciato a Montecitorio nel corso del dibattito per la fiducia al governo Prodi.
Le dimissioni di un governo che ha perso la maggioranza due volte in dieci giorni, prima sulla politica di difesa e poi sulla politica estera, sono state una ferita umiliante per la credibilità internazionale del nostro Paese...

«Un Paese umiliato»

Le dimissioni di un governo che ha perso la maggioranza due volte in dieci giorni, prima sulla politica di difesa e poi sulla politica estera, sono state una ferita umiliante per la credibilità internazionale del nostro Paese.
Voi della maggioranza avete deciso di tamponare questa ferita impegnandovi nella caccia al singolo piccolo voto. Invece di cercare una soluzione seria, scaricate adesso sulla stabilità e sull'autorevolezza delle istituzioni la vostra debolezza e le vostre divisioni.
Per paura del giudizio degli italiani, che rigettano a larga maggioranza la vostra politica fiscale illiberale e punitiva e la vostra idea di uno Stato onnipotente ed invasivo che mette al suo servizio il cittadino, il lavoratore e l'imprenditore, per paura del giudizio e del voto degli italiani state trasformando il governo della Repubblica in un'assemblea di condominio disordinata e rissosa.
Non bastano certo a nasconderlo gli artifici verbali in cui si è esercitato il Presidente del Consiglio.
Avete agitato la bandiera per voi simbolica di una legislazione che metteva in pericolo il valore della famiglia, ed ora l'avete riposta in fretta e furia, senza nemmeno il pudore di ammettere che avevate commesso un errore scavalcando il Parlamento e promuovendo un disegno di legge del governo. E per far dimenticare quell'errore ora ci volete far credere che pensate a nuovi provvedimenti per la famiglia del tutto vaghi ed approssimativi.
Non si è neppure certi che tra due settimane voi abbiate i voti per rifinanziare la missione dell'Onu e della Nato in Afghanistan, ma vi inorgoglite in modo spregiudicato e francamente ridicolo per una presunta autosufficienza della maggioranza.
Le grandi opere infrastrutturali, che in cinque anni di governo stabile erano diventate il volano di un nuovo slancio nazionale, sono ormai oggetto di un negoziato grottesco. Dalle vostre parti si sente dire che i treni ad alta velocità possono passare le Alpi senza bisogno di un tunnel: qualcuno ha osservato che evidentemente avete riscoperto gli elefanti di Annibale.
Insuperbiti da un vantaggio elettorale inconsistente e controverso e da un voto di fiducia carpito e trafugato avete costruito un fortino dentro il quale si intravede un circo equestre ricco di numeri acrobatici. Eccone uno: tre ministri che non votano la politica di difesa. Un altro: tre segretari di partiti della maggioranza che scendono in piazza a Vicenza contro una decisione del loro premier. Un altro ancora: la chiusura virtuale del Senato della Repubblica per paura che il voto del Senato metta in imbarazzo chi governa.
Oscillate tra liberalizzazioni finte o minori e giochi di potere finanziario basati sulle vostre consuete logiche dello statalismo, dell'aggressione con piani e leggi speciali alle libere imprese, del tentativo di mettere su nuovi baracconi di Stato.
Certo, per l'opposizione, un governo fragile e confuso è una benedizione. Ma il prezzo finale lo pagano i cittadini. È un costo troppo alto per la comunità la superbia di una coalizione che non vuole riconoscere la realtà elettorale di un Paese legale diviso a metà dal voto di aprile, e di un Paese reale in cui oggi il governo è in condizioni di indiscutibile minoranza. Servivano spirito di verità e di sincerità verso le istituzioni e il Paese, e invece vi siete già immersi, anche per quanto riguarda la legge elettorale, in una logica di ammiccamenti trasversali.
Noi che siamo il maggior partito dell'opposizione, un partito che non si è mai sottratto alle sue responsabilità di fronte al Paese, abbiamo già da tempo assicurato al Ministro dei Rapporti con il Parlamento la disponibilità di Forza Italia, così come per altri problemi importanti ed urgenti, a discutere anche di un eventuale miglioramento della legge elettorale, accogliendo l'invito formulato dal Presidente della Repubblica. Questa disponibilità oggi confermiamo, purché si tratti di un tentativo serio e non di un semplice espediente dilatorio. Un confronto franco e leale tra i partiti, in Parlamento, in tempi rapidi e definiti, sulle diverse soluzioni possibili e non uno stratagemma per tenere in vita artificiosamente il governo.
Ma al di là della legge elettorale, come sarà da domani la navigazione di questo governo? Già si annunciano tra i partiti della maggioranza altri bracci di ferro, come per esempio sulle pensioni, secondo i vecchi schemi tristemente sperimentati nei mesi scorsi. La realtà è che vi abbiamo lasciato una riforma delle pensioni che dall'anno prossimo provocherà sulla spesa previdenziale un risparmio strutturale di otto miliardi di euro, garantendo una tendenza che non intacca i diritti acquisiti dei pensionati di oggi e che garantisce i giovani per il domani. E voi invece ricomincerete a discuterne condizionati dal veto delle componenti più corporative e classiste del movimento sindacale.
Noi, a otto mesi dal varo del nostro governo, le pensioni minime le avevamo già aumentate per milioni di famiglie, nonostante il buco di bilancio che le vostre politiche di spesa incontrollata ci avevano lasciato, e questo senza mettere le mani nelle tasche dei cittadini e senza penalizzare le imprese, come voi invece avete fatto.
«Noi» vi abbiamo lasciato in eredità i conti pubblici in ordine con un deficit del 2006 al 2,4% che ci colloca in Europa tra i Paesi più virtuosi.
Voi avete ricevuto in eredità la ripresa economica e finanziaria. Voi avete ricevuto in eredità dalle nostre finanziarie antifiscali e dal ciclo economico mondiale un cumulo di risorse che smentisce la vostra quinquennale campagna antinazionale sul declino, che smentisce la quantità di fantasiose bugie di cui avete infarcito la lotta politica negli anni della vostra opposizione.
Nei cinque anni del nostro governo il valore delle imprese quotate in Borsa è aumentato del 54%. Le imprese si sono ristrutturate ed hanno preparato il boom della produzione e delle esportazioni che oggi appare evidente ad ogni osservatore imparziale.
In questa situazione, con prospettive incoraggianti per la crescita, il massimo che ci si può attendere invece da voi è un lungo e incerto negoziato con l'Europa che ha bocciato l'unico, l'unico provvedimento sensato del vostro governo, la riduzione del cuneo fiscale per le imprese e per il lavoro, perché è stato concepito malamente ed ancor peggio strutturato.
Avete presentato al Parlamento due diversi governi. Il primo era quello del programma delle 281 pagine, il secondo quello dei dodici punti. Il primo governo, prima della sfiducia del Senato, rispondeva alle domande dei radicali sulla famiglia e dei pacifisti sulla politica estera e militare; il secondo stralcia i provvedimenti sulle convivenze e tenta di ristabilire una qualche continuità con la politica estera e militare italiana.
Qual è il vero governo Prodi? Quello che media con i pacifisti e i laicisti e si presenta come la sintesi compiuta dei cosiddetti «riformisti» e dei cosiddetti «antagonisti» o quello che espunge violentemente gli impegni presi con le estreme, senza che queste protestino? Il governo ha riformato nettamente la sua politica o meglio l'ha adattata di volta in volta alle circostanze, agli umori e alle convenienze del momento? Che cosa è avvenuto tra il primo e il secondo governo Prodi?
Io credo davvero che non sia mai accaduto, nella storia parlamentare, che il medesimo governo sostituisse la sua linea politica tra il primo e il secondo voto. Noi daremo corpo e voce al sentimento diffuso e alla protesta del Paese, che si è già fatto sentire nella pacifica e splendida festa del due dicembre a Roma. Continueremo ad essere responsabili sulle grandi questioni che riguardano il ruolo dell'Italia nel mondo e la sicurezza dei nostri ragazzi impegnati nelle missioni internazionali di pace. Faremo cioè il contrario di quanto avete fatto voi quando eravate opposizione: lavoreremo per il bene comune, e non per gli interessi particolari dei nostri partiti.
So che uno degli obiettivi di questo governo è quello di cercare di dividere la nostra coalizione con le prospettive contraddittorie o di un grande centro o del federalismo fiscale. Sono convinto che non ci riuscirete perché dietro ai nostri partiti, a tutti i partiti del centro-destra, c'è un solo grande popolo della libertà ed io credo che anche chi tra noi vuole legittimamente distinguere la sua posizione intende rimanere fedele a questo grande popolo. Io credo nel popolo della libertà e so che la coalizione che è nata attorno a Forza Italia è un dato permanente nella politica italiana, una realtà che il vostro stare al governo non ha interrotto ma anzi ha consolidato ed esteso.

Per tutte queste ragioni noi oggi neghiamo la fiducia a questo governo e lo facciamo in nome di questo popolo e nell'interesse di tutti gli italiani.

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