Roma

Palcoscenico Se l’infermiera nazi canta Edith Piaf

Che un teatro privato investa nei giovani riservando fiducia e visibilità a gruppi e progetti nuovi non è cosa da poco. Tanto più di questi tempi. Particolare plauso va dunque attribuito al teatro Vittoria dove è in scena Tiergartenstrasse 4 - Un giardino per Ofelia di Pietro Floridia: spettacolo che l’anno scorso è risultato vincitore alla rassegna «Salviamo i talenti. Premio Attilio Corsini 2009».
A firmare adattamento e regia di questa intensa pièce è un neodiplomato dell'Accademia Silvio D’Amico, Daniele Muratore, che ha lavorato sul testo con notevole maturità espressiva proprio in occasione del saggio di fine anno. Palcoscenico vuoto. Una sedia che si fa spazio della testimonianza e della memoria. Note di contrabbasso suonate dal vivo. Un carretto/giardino/mondo di legno da cui si genera il viluppo di un’azione implosa e minimale ma, proprio per questo, emblematica.
A parlare in scena sono due donne: Gertrud (Serena Ottardo, equilibrata interprete e ottima cantante), un’infermiera nazista addetta al reclutamento e all’internamento dei disabili, e la fragile «malata» Ofelia von Polisch, anima infantile persa in un oceano di solitudine e paure che convoglia ogni energia nella coltivazione dei fiori (personaggio complesso del quale Barbara Giordano si fa carico in modo forse troppo caricaturale). Mentre scorrono pagine scabrose di Storia (in primo piano c’è il programma T4 di Hitler, il cosiddetto «Olocausto minore», che prevedeva l’annientamento dei diversamente abili), scorrono anche emozioni. Gli incontri si fanno sempre meno formali. Le certezze ideologiche e morali vacillano. L’ambiziosa «carnefice» si affeziona alla vittima e questa sente di trovare nella prima il conforto materno che non ha mai avuto. Siamo insomma su un filo di lama ; un ricordare/agire dove la pietas umana indirizza scelte e destini e dove il corpo marca separazioni (le attrici recitano spesso a distanza anche quando dialogano) destinate a cadere. Celebri canzoni di Edith Piaf (che la Ottardo esegue con calda energia) trainano ulteriormente il pubblico dentro questo bisogno di commozione, anticipando lo struggimento dell’epilogo. Laddove cioè sarà l'acqua di un fiume a separare le due vite. Come in Amleto. Come nella Ophelia di Millais. Repliche fino al 24.

Info: 06/5740170.

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