Cultura e Spettacoli

Papa e sesso, l’America pazza per i Borgia

A sorpresa ascolti record sul canale Showtime per la serie sulla "prima famiglia del crimine" con Jeremy Irons E gli americani si divertono a fare paragoni con il clan Gheddafi. La7 tratta per avere le puntate della "Dynasty" del '500 in autunno

Papa e sesso, l’America pazza per i Borgia

New York - Prima, molto prima dei Soprano, c’erano stati i Borgia. La famosa famiglia italiana, che tra il 15esimo e il 16esimo secolo era stata al centro delle trame politiche del periodo Aragonese, all’apparenza non sembra aver nulla in comune con i mafiosi del New Jersey. Eppure la rete televisiva americana Showtime, che il 3 aprile col titolo The Borgias ha lanciato il telefilm sugli intrighi sessuali e i complotti della famiglia rinascimentale, li ha accomunati con uno slogan, «I Borgia, la prima famiglia del crimine». Con quella campagna pubblicitaria, il network ha lanciato la serie che adesso sta stregando l’America. Al punto da convincere i producer a proseguirne le puntate anche per il 2012. L'altro ieri (lunedì) Showtime, il network che in questi ultimi anni ci ha regalato gioielli del piccolo schermo come Dexter, Weeds e The L Word, ha annunciato ufficialmente che The Borgias ha avuto un tale successo di ascolti da meritarsi una seconda stagione ricca di intrighi e giochi di potere e con lo stesso incredibile cast: Jeremy Irons nel ruolo di Rodrigo, Holly Grainger in quello di Lucrezia e Francois Arnaud in quello di Cesare, entrambi figli del papa.
I rating, cioè gli indici d’ascolto della prima stagione, hanno spinto The Borgias al primo posto del palinsesto di Showtime, superando anche The Tudors, una serie sulla famiglia inglese. Il presidente del network, David Nevins (La moglie del soldato, Intervista col vampiro), ha detto che «The Borgias è diventato un appuntamento fisso della domenica sera per il nostro pubblico». Visto il successo, la serie sbarcherà in Italia: la 7 ha infatti iniziato le trattative per acquisire i diritti di programmazione.
Gli intrighi familiari, le atmosfere rinascimentali, i torbidi rapporti sessuali in cui i Borgia sono stati coinvolti affascinano ancor più dei colpi bassi dei mafiosi del New Jersey. In un’intervista a Panorama, Jeremy Irons ha dichiarato di aver «pensato a lungo se accettare, non assomiglio affatto a Rodrigo Borgia», ma il regista, l’irlandese Neil Jordan, l’ha voluto a tutti i costi dopo aver studiato per anni i Borgia e aver approfondito i passaggi più controversi delle vicende ambientate nel 1492. Quando, in piena crisi romana, Papa Innocenzo VIII muore e Rodrigo Borgia cerca di rimpiazzarlo tra minacce, corruzione, ricatti e omicidi, riuscendo a farsi eleggere Papa Alessandro VI. Negli episodi emergono i dettagli più malsani dei discendenti, primi fra tutti Lucrezia e Cesare e naturalmente il telefilm calca sui retroscena di violenza, sesso e vendetta.
Difatti vediamo Lucrezia sposata a un Giovanni Sforza che sfoga su di lei l’odio per il pontefice e che l’abusa sessualmente. Dopo il matrimonio, lo Sforza (Ronan Vibert) le domanda: «Ti piace la caccia? No? Allora ci vedremo solo per soddisfare i miei doveri di marito». Le loro notti sono però una continua sevizia. Quando Lucrezia, piena di lividi, si corica nel bagno, la sua ancella la guarda esterefatta mentre le domanda: «Sai qualcosa del matrimonio?». «Mia signora, so solo che non dovrebbe essere così», le risponde la giovane in lacrime.
Lucrezia, stanca delle sofferenze cercherà l’aiuto del suo giovane amante, un ragazzo di scuderia, per eliminare il suo sadico marito.
Cesare invece, da buon sacerdote, ascolta le confessioni di una bionda di nome Ursula, anche lei abusata dal marito, e decide di vendicarne l’onore, domandando a sua madre il permesso di lasciare la Chiesa. Felice di poter far infuriare il papa, quest’ultima l’invoglia a recarsi a Firenze, dove lui incontra Nicolò Macchiavelli, ambasciatore dei Medici, durante un’orazione di Savonarola.

Sarà Cesare ad offrirsi di bruciare l’eretico sul rogo.

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