Family 2012

Il Papa: "I divorziati sono nella Chiesa"

Questa sera quasi 400mila persone hanno accolto il Santo Padre all'aeroporto di Bresso per la Feste delle testimonianze durante la quale Benedetto XVI ha risposto alle domande di cinque famiglie. Appello ai politici: "Non promettano ciò che non possono realizzare". E sulla crisi in Grecia: "Fare qualcosa di concreto"

Il Papa: "I divorziati sono nella Chiesa"

Un vero e proprio bagno di folla proveniente da tutta Italia e da tutto il mondo. Sotto il cielo di Milano i fedeli hanno accolto il papa Benedetto XVI tra canti, applausi e cori. Questa sera, dopo aver incontrato in mattinata gli 80mila cresimandi allo stadio San Siro e nel pomeriggio le autorità civili, il Santo Padre ha partecipato alla Festa delle testimonianze. Ad accoglierlo quasi 400mila persone che sin dalle prime ore del pomeriggio hanno invaso il campo nord dell'aeroporto di Bresso dove domani mattina il Pontefice celebrerà la Santa Messa.

Seduto in mezzo ad alcune famiglie, Benedetto XVI ha risposto ad alcune domande legate al tema del VII Incontro mondiale delle famiglie. La prima gli è stata rivolta da Cat Tien, una bambina vietnamita di 7 anni, che ha volutoi sapere qualcosa della famiglia del Papa e di quando Joseph Ratzinger aveva la sua età. "Punto essenziale per la mia famiglia è sempre stata la domenica che iniziava già il sabato pomeriggio quando mio padre ci leggeva le letture della domenica in un libro dove erano spiegati i testi – ha detto il Santo Padre - l giorno successivo andavamo a Messa e poi pranzavamo insieme. Con la mia famiglia ho cantato molto, mio fratello era musicista. Poi ricordo i viaggi, le camminate. Eravamo un’anima sola e ci nutrivamo di una gioia fatta di cose semplici e di un amore reciproco che era forte. Se provo a immaginare il Paradiso lo penso come al tempo della mia giovinezza, eravamo felici. Il Paradiso dovrebbe essere simile a com’era nella mia gioventù e spero di andare a casa andando dall’altra parte del mondo".

Serge e Fara dal Madagascar, fidanzati da quattro anni e prossimi a Matrimonio, hanno invece chiesto al Papa il significato della parola "per sempre". Benedetto XVI ha raccontato che fino all'Ottocento c’era un altro modello di matrimonio dominante: il matrimonio era un contratto tra clan attraverso il quale si cercava di difendere il proprio status. "Oggi il matrimonio non è più basato sulla volontà di altri - ha spiegato il Papa - ma è una libera scelta preceduta dall’innamoramento e dal fidanzamento. Spesso si pensa che l’amore di per sé possa garantire il per sempre, ma non è così. L’innamoramento è bello, ma non sempre è perfetto. Così com’è il sentimento non è per sempre. Il passaggio dal fidanzamento al Matrimonio prevede una serie di esperienze interiori e il desiderio dell’amore deve rientrare anche la ragione e la volontà. Nel rito del matrimonio  - ha continuato Benedetto XVI - non si dice sei innamorato ma vuoi, sei deciso, coinvolgendo nel cammino la volontà e la ragione. Tutto l’uomo è coinvolto con la sua capacità, il discernimento della ragione e la volontà di dire sì, questa è la mia vita. Alle nozze di Cana il secondo vino è migliore del primo: l’amore deve crescere e maturare coinvolgendo la parrocchia, la Chiesa, gli amici, la giusta comunione di vita con gli altri, con famiglie che condividono la  stessa esperienza, la stessa vita e la fede".

La famiglia Paleologos dalla Grecia ha chiesto al Papa di affrontare il tema della crisi economica. "Le parole sono insufficienti, dovremmo fare qualcosa di concreto e tutti sappiamo di essere incapaci di fare qualcosa di concreto", ha detto Benedetto XVI spiegando che "nella politica deve crescere il senso di responsabilità di tutti i partiti che promettono cose che non possono realizzare affinché non cerchino solo voti per sé ma siano responsabili per il bene di tutti. Che capiscano che politica è responsabilità umana davanti agli uomini e a Dio". A questo punto Benedetto XVI ha ricordato tutti quelli che soffrono e che devono accettare la realtà senza possibilità di difendersi di fronte alle situazioni: "Ciascuno deve fare il possibile per sé, per le famiglie, per gli altri, sapendo che molti sacrifici sono indispensabili per andare avanti. Penso che la solidarietà nella città tra famiglie e nelle parrocchie possa aiutare. Abbiamo attivi scambi culturali utili e importanti, ma è tempo che una famiglia dell’Italia, della Germania, della Francia prenda la responsabilità di aiutare un’altra famiglia, che aiutino in senso concreto. Siate sicuri che io e tanti altri preghiamo per voi e questo pregare non è solo fare parole ma apre il cuore in Duo e alla creatività".

È arrivata da New York la famiglia Rerrie. Jay, di origine giamaicana, è un contabile, mentre Anna insegnante si sostegno, hanno sei figli e hanno chiesto al Papa come poter trovare la giusta armonia tra famiglia e lavoro. Secondo il pontefice, si tratta di una grande questione. E, proprio per questo, si è rivolto ai datori di lavoro invitandoli a "pensare alle famiglie e di aiutarle perché le due realtà, famiglia e lavoro possono essere conciliate e concedere un po’ di libertà fa bene anche all’impresa perché rafforza l’amore per il lavoro e il posto di lavoro". Proprio per questo, è il ragionamento del Santo padre, occorre "sperimentare una certa creatività" e "portare ogni giorno un qualche elemento di gioia e attenzione nella famiglia accettando le oscurità e pensando a questo grande bene che la famiglia è". E poi finalmente c’è la domenica che è il giorno della festa, giorno del Signore e come tale giorno dell’uomo: "Difendiamo la libertà dell’uomo difendendo la domenica".

L’ultima domanda al Pontefice è stata posta da Maria Marta e Manoel Angelo Araujo, coppia del Brasile che ha posto il tema dei fallimenti matrimoniali che continuano ad aumentare in tutto il mondo e hanno chiesto al Santo Padre "parole di speranza" per tutte quelle "coppie di risposati vorrebbero riavvicinarsi alla Chiesa, ma quando si vedono rifiutare i sacramenti la loro delusione è grande". Per Benedetto XVI, "il problema dei divorzi e dei risposati è una delle grandi sofferenze della Chiesa di oggi". Non ha voluto dare ricette. Perché il Santo Padre sa molto bene che la sofferenza è grande. "Possiamo solo aiutare le parrocchie e i singoli promuovendo la prevenzione, approfondendo l’innamoramento, aiutando le coppie e accompagnarle durante il matrimonio affinché le famiglie non siano mai sole ma siano accompagnate nel cammino di ogni giorno. Devono sentire l’amore della Chiesa, devono sentirsi amate e accettate anche se non possono ricevere l’eucarestia - ha concluso il Papa - devono vedere che anche così vivono nella Chiesa, anche se non c’è la confessione l’amicizia con una sacerdote è importante.

Possono sentire l’eucarestia e essere spiritualmente nutriti in Cristo".

 

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