Politica

«Il papello di Riina? Falso clamoroso»

Eccolo, dopo 17 anni, il «papello». In straordinaria coincidenza con l’offensiva delle procure su Berlusconi, le tardive rivelazioni di ministri e magistrati, la comparsa di nuovi e illuminati pentiti, la puntata a tema di Annozero, finalmente su internet vede la luce il documento sulla «trattativa». O meglio, l’«allegato» a quel «papello». Si tratta di un manoscritto di Vito Ciancimino, che niente ha a che fare con l’agognato originale vergato - così si è sempre detto - da Riina o Provenzano. È il «foglio d’accompagnamento» con le correzioni alle richieste iniziali di Cosa nostra allo Stato per far cessare le stragi del ’92. Compare on line, sul sito de l’Espresso, poche ore dopo che l’avvocato di Ciancimino junior l’aveva consegnato in procura. Stando a quanto riportato dal settimanale, il documento si articolerebbe in una decina di punti. Accanto a questo elenco comparirebbe questo pubblicato ieri che, dice sempre l’Espresso, sarebbe stato scritto da Vito Ciancimino con le varie «modifiche» al «papello», documento poi consegnato all’ex colonnello dei carabinieri del Ros, Mario Mori. Tra le richieste contenute nel foglio A4, l’abolizione del reato di associazione mafiosa e una riforma del processo penale sul modello statunitense, oltre alla revisione del maxi-processo. Gli altri spaziano dall’abolizione del carcere duro previsto dal 41 bis ai «domiciliari» per gli imputati di mafia settantenni. La lista si conclude con la richiesta di una defiscalizzazione della benzina per gli abitanti della regione siciliana. Nel carteggio pubblicato, al primo punto spuntano i nomi di Mancino e Rognoni. Poi un «Guardasigilli». Quindi. «Strasburgo, maxiprocesso» con riferimento all’idea di Vito Ciancimino di far intervenire la corte dei diritti europei per dare diverso esito al più grande procedimento contro i vertici di Cosa nostra. A seguire «Sud partito».
Su questo «papello bis» scritto da Vito Ciancimino sarebbe stato incollato un post-it di colore giallo sul quale il vecchio ex sindaco mafioso di Palermo avrebbe scritto sempre di suo pugno: «Consegnato al colonnello dei carabinieri Mori dei Ros». Letta così sembra la pietra tombale per i carabinieri del Ros e per chi, attraverso loro, avrebbe intavolato una trattativa con Cosa nostra per interrompere le stragi, tentativo andato a vuoto se è vero che di lì a poco, dopo l’attentato a Giovanni Falcone, morirà anche Paolo Borsellino. La prova del nove che mancava alla procura di Palermo. Ma i carabinieri Mario Mori e Giuseppe De Donno, che con Ciancimino avevano avuto rapporti noti anche ai magistrati («per indurlo a collaborare, non certo per trattare», hanno sempre sostenuto) di fronte alle rivelazioni de L’Espresso allargano le braccia. E al Giornale ribattono: «La prima cosa da dire in modo chiaro - sbotta il generale Mori - è che io adesso denuncio tutti. Quando leggo di quel post-it col riferimento alla consegna del documento alla mia persona resto basito. Perché mai, e dico mai, in vita mia ho visto quel documento pubblicato su internet, mai Vito Ciancimino me lo ha consegnato, mai ho avuto conoscenza di quei dodici punti e delle correzioni, così leggo, di Ciancimino. Per me è un falso clamoroso, è tutta una montatura. E il tempo lo dimostrerà». Come dire: aspettate a cantare vittoria, a dire che quel «papello» è la prova della trattativa fra mafiosi e uomini delle istituzioni. «E poi, mi domando: ma com’è possibile che in un momento così delicato per le inchieste il documento consegnato dal figlio di Ciancimino finisce subito pubblicato anziché restare nel segreto dell’inchiesta? Noi che saremmo i diretti interessati siamo stati gli ultimi a saperlo. Rimango attonito sulla procedura, davvero non so cosa pensare...». Che la procura di Palermo canti vittoria traspare da un passaggio dell’articolo de l’Espresso a commento del documento pubblicato: «Il mostrare ai giudici l’esistenza del “papello”, rappresenta per i pm una prova tangibile che la trattativa fra mafia e Stato non solo è esistita, ma è anche iniziata nel periodo fra l'attentato di Capaci e quello di via d'Amelio. Per gli inquirenti questo documento, consegnato dal dichiarante Massimo Ciancimino, che collabora con diverse procure, può dare il via a nuove indagini». Che portano lontano, magari anche a Forza Italia. Che negli anni delle stragi nemmeno esisteva.
gianmarco.

chiocci@ilgiornale.it

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