Stile

Parola di Lemme

Ho deciso di toccare subito un argomento «tabù», quello della bulimia.

Scatenerò un altro uragano: le ire di psicologi, psicanalisti e psichiatri. Ma io li invito, invece che a criticare senza cognizione di causa, a contattarmi per poter intavolare una discussione pubblica sul tema in termini prettamente scientifici.

Sarà di sicuro interesse perché sono molte le donne che ne soffrono, spesso di nascosto da familiari e amici, e si rivolgono al sottoscritto nella speranza più che convinzione - che io sappia quello che dica quando sostengo che: la bulimia è uno squilibrio fisiologico ormonale, non psicologico.

La bulimia e i disordini alimentari vengono annoverati, formalmente, tra i disturbi della psiche. Le cure peraltro statisticamente inutili prevedono terapie cognitivo-comportamentali, sedute psicoterapiche periodiche, trattamenti farmacologici con antidepressivi (fluoxetina e non solo). Per il soggetto è spesso umiliante ammettere di essere affetto da disturbi psichici. Inoltre le cause vengono, nella letteratura di settore, imputate a difficili rapporti con la figura materna, ad abusi sessuali subiti in giovane età, a personalità difficili, carenze di affetto, quadri inquietanti in cui la maggior parte delle bulimiche proprio non si riconosce.

Quando infatti io spiego a una bulimica (esterrefatta per aver risolto con la mia filosofia alimentare, in un solo mese, un problema ritenuto ormai, dopo mille fallimenti, irrisolvibile) che il problema è dovuto a uno squilibrio fisiologico ormonale (in particolare sono coinvolti serotonina, melatonina, glucagone, insulina, grelina, triptofano e otto trasmettitori serotoninergici) e non psicologica, ecco che la stessa si sente immediatamente sollevata.

Mi sono spesso chiesto come facciano a tenere nascosto il disagio in famiglia. Poi ho capito che le famiglie, di origine o acquisite, sono le prime a voler ignorare o minimizzare il problema. Esiste un'alta percentuale di persone che hanno un rapporto conflittuale con il cibo. Mangiano e poi provano forti sensi di colpa e si accusano di non possedere forza di volontà e carattere. Anche perché impera una cultura dietologica legata alla quantità, alle dosi nel piatto e al calcolo ossessivo delle calorie ingerite e «bruciate». Nell'articolo precedente ho già spiegato come il concetto di caloria sia una bufala. Il paradosso di un'alimentazione in funzione ormonale e non calorica è che loro guariscono dalla bulimia proprio con il cibo, mangiando a sazietà, senza sensi di colpa e autopunizioni, perché imparano come mangiare in chiave biochimica, quali alimenti scegliere per curarsi con il cibo. Possono mangiare in abbondanza cibi reperibili in qualsiasi supermercato.

Dopo un mese lo squilibrio fisiologico ormonale si è riequilibrato, la compulsione alle abbuffate sparisce, il senso di sazietà torna a essere percepito e vissuto con equilibrio e serenità, e sono libere di attraversare tutte le corsie del supermercato senza fare incetta di merendine e patatine.

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