Stile

Fra partnership e innovazioni l'orologio di qualità allarga i propri orizzonti

Lo storico evento espositivo in Svizzera è alla ricerca di una diversa immagine. Al passo con i tempi

Fabrizio Rinversi

L'edizione 2019 di Baselworld si è appena conclusa. Per chi, come il sottoscritto, può annoverare la partecipazione a ben 24 edizioni della storica kermesse, constatare la chiusura di un padiglione intero, lo spostamento dell'ufficio stampa all'interno di una parte dell'area occupata fino allo scorso anno dallo Swatch Group - il grande assente -, «corridoi» centrali straordinariamente ampi e assenza di stand nei passaggi laterali, espositori orologieri e gioiellieri ancora più mescolati tra loro, soluzioni affrettate nella copertura degli spazi lasciati vuoti da stand mancanti, i primi pensieri sono stati di rimpianto, per un'atmosfera rarefatta e non straripante come quella del non lontano passato. Se si considera, infatti, che solo nel 2015 erano circa 1.500 gli espositori e che oggi se ne contano solo 520, e che i 150.000 visitatori sono divenuti 81.200, le riflessioni sono state diverse, facendo riferimento a quelli che possono essere stati errori strategici della fiera, al momento di mercato assai altalenante e incerto, probabilmente, ma forse certamente, ad un ruolo delle esposizioni mondiali non più centrale nella programmazione di tante aziende. Michel Loris-Melikoff, nuovo Managing Director dell'evento, ha sottolineato che Baselworld si trova in una fase di transizione, con l'intento di trasformare un momento squisitamente trade in una piattaforma esperienziale a 360°, con un forte sviluppo dello strumento digitale per implementare la connection tra vendita e comunicazione. Il 2020 sarà, dunque, un anno chiave per la fiera di Basilea, anche a motivo dello spostamento di data tra fine aprile e inizio maggio, e per la diretta sequenzialità con il Salone di Ginevra. Lasciate da parte ipotesi e previsioni, gli espositori presenti hanno catturato rapidamente la nostra attenzione con novità di grandissimo interesse, a partire dall'Alarm Travel Time di Patek Philippe, su cassa Pilot, in platino da 42,2 mm, nel quale al collaudato dispositivo del doppio fuso, la Maison ginevrina ha aggiunto quello della sveglia su 24 ore a visualizzazione digitale, rielaborando (quattro «patents pending») un dispositivo proposto nel Grandmaster Chime del 2014: suona, mediante un martello, su timbro classico, come una ripetizione minuti. Rolex ha fatto evolvere lo Yacht-Master su di un inedito diametro di 42 mm, vestendolo in oro bianco e animandolo, per la prima volta, con il calibro automatico 3235 certificato Cronometro Superlativo, senza dimenticare il bracciale Oysterflex ad alta flessibilità, brevettato. La partnership tra Hublot e Ferrari ha scritto un nuovo capitolo «dettato» dal Centro Stile di Maranello e concretizzato dal savoir faire della Casa di Nyon, con il Classic Fusion Ferrari GT, correlato all'universo Gran Turismo e dotato del calibro di manifattura Unico: proposto in titanio, King Gold e nell'avveniristico carbonio 3D (fibre tridimensionali). Chanel ha rinnovato la livrea del suo iconico J12 in ceramica bianca e nera, e lo ha onorato con un movimento appositamente creato con 5 anni di garanzia; sembra non sia cambiato nulla ma, ad eccezione della dimensione di 38 mm e dell'impermeabilità fino a 20 atmosfere, è stato modificato quasi tutto, dalla lunetta, alla corona, al carattere dei numeri arabi sul quadrante, alle lancette. Chopard, poi, ha presentato il L.U.C Chrono One Flyback, facendo esordire il suo affidabile calibro automatico di manifattura L.U.C 03.

03-L, su acciaio o Titalyt (titanio reso più resistente da un trattamento mediante elettroplasma), con accattivanti quadranti grigio satinato o verde khaki: un orologio possente (13,42 mm di spessore), ma raffinato.

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